Per far fronte alla «grave criticità per carenza di personale» l’Asrem assume due medici.
Una buona notizia, ma che non riguarda, purtroppo, l’ospedale di Agnone.
La notizia battuta dall’Ansa è questa: Due medici, a tempo determinato (12 mesi), per far fronte alla «grave criticità per carenza di personale» al reparto di Medicina e Chirurgia d’accettazione e d’urgenza all’ospedale “San Timoteo” di Termoli. Gli incarichi sono stati disposti dal direttore generale dell’Asrem, Angelo Percopo, a seguito di specifica richiesta del direttore sanitario dell’ospedale, e per garantire la costante erogazione dei servizi sanitari e il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).
Certo, per far fronte alla «grave criticità per carenza di personale» dell’ospedale di Termoli, tra l’altro vicino a Vasto dove c’è un altro ospedale e dove probabilmente la situazione della viabilità non è nemmeno minimamente paragonabile a quella dell’Alto Molise.
E qui sui monti? Non c’è forse «grave criticità per carenza di personale» anche al “Caracciolo” di Agnone?
Un ospedale di montagna, di confine, che serve anche l’utenza dell’Alto Vastese e del Sangro. Anche al “Caracciolo” il personale è carente. I medici vanno in pensione e non vengono sostituiti. Non si affiancano giovani professionisti ai “veterani” che progressivamente lasceranno il servizio nei prossimi anni, non assicurando così un ricambio generazionale e una continuità.
L’Asrem ha forse adottato anche per l’ospedale di Agnone provvedimenti simili a quelli posti in essere per il “San Timoteo”? Non ne abbiamo notizia al momento, ma saremmo lieti di essere smentiti.
Possibile che non si trova, in tutto il Molise, un cazzo di pediatra per il “Caracciolo”, per garantire un minimo di sicurezza e assistenza sanitaria ai bambini dell’Alto Molise?
Il piano, politico e manageriale, è chiaro: lasciar spegnere, come una candela, l’ospedale di Agnone. Mancheranno i medici e gli infermieri e l’Asrem, ne prenderà atto, e magari taglierà la struttura, trasformandola in altro, in una Rsa ad esempio, poco più che un ambulatorio.
Un piano folle e criminale, perché non ci sono altri aggettivi per definire una simile operazione che è politica prima di tutto.
Non si tratta di farsi la lotta tra ospedali e territori, ovvio, ma diamine, è possibile che per altre zone della regione Molise, decisamente meno disagiate, i medici si trovano, le risorse escono fuori, mentre per l’entroterra montano non c’è mai una soluzione possibile?
Siamo o non siamo cittadini allo stesso modo dei residenti di Termoli, Isernia e Campobasso? Abbiamo diritto ai servizi sanitari anche noi oppure no?
Ma c’è, qui in Alto Molise, una classe politica di amministratori in grado di tirare fuori gli attributi, di sbattere i pugni e magari rivoltare le scrivanie in faccia al governatore Frattura e ai manager strapagati dell’Asrem?
Ce lo dicano chiaramente, perché basta saperlo e uno magari si organizza e si regola di conseguenza. Siamo discendenti dei sanniti, sappiamo combattere se è necessario.
E alla luce di quanto accade altrove hanno ancora più senso le parola di Enrica Sciullo, portavoce del movimento “Il cittadino c’è“.
«Se nessuno ritiene che siamo degni di attenzione a questo punto, se i conti si fanno con i numeri e i nostri sono così esigui, da non essere tenuti in considerazione nel Molise, ampliamo la nostra fascia territoriale con il vicino Abruzzo, sono certa che lì troveremo risposte diverse e adeguate ai nostri bisogni. Egoisticamente questa è la soluzione estrema per quello che io considero il mio territorio, con amarezza devo dire che non né vedo altre».
Senza troppi giri di parole, Enrica Sciullo dice questo: in Molise non siamo considerati qui sui monti, allora chiediamo la riunificazione con l’Abruzzo, il passaggio alla provincia di Chieti magari o a quella de L’Aquila, lì magari la sanità funziona meglio.
Il problema è che forse si rischia di passare dalla padella alla brace.
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com