Nell’ambito delle iniziative ministeriali finalizzate a promuovere la lettura tra i più giovani, l’istituto scolastico di Castiglione Messer Marino – Carunchio ha organizzato un incontro con Domenicangelo Litterio, già dirigente scolastico e docente, autore del romanzo storico “detto Caino“. Ieri mattina, nell’aula magna dell’istituto scolastico, Litterio ha incontrato e intrattenuto gli alunni delle medie di Castiglione e Roccaspinalveti, coinvolgendoli in letture e narrazioni del suo romanzo che presto diventerà un film.
Il romanzo “detto CAINO” parla di una vecchia, personificazione della coscienza umana, che racconta ai suoi nipoti i fatti di cui è stata testimone nella sua giovinezza. Dopo molti anni uno di loro sente la necessità di trasmetterli, per bisogno di verità. «La vecchia è la voce della coscienza collettiva rispetto a fatti difficili da decifrare e valutare in riferimento alla morale del tempo. – ha spiegato Litterio – L’ambiente è quello ai margini, interno e montano; i fatti si riferiscono al 1861 ed all’impatto emotivo-razionale determinato dall’Unità d’Italia e dalla reazione borbonica. In un Comune montano, dopo una prima adesione all’idea unitaria sulla suggestione garibaldina, si verifica una violenta reazione popolare, per le attese tradite, soprattutto per la delusione della mancata riforma agraria. Le forze reazionarie, sempre nell’ambiguità dei comportamenti, per cui è difficile sapere chi è Abele e chi è il traditore, Caino, fanno leva sulla necessità di difendere le tradizioni, la religione e, dunque, il vecchio regno borbonico».
«Il primo aprile 1861 il popolo si ribella, aggredisce le case dei notabili e ne uccide molti. -ha continuato l’autore del romanzo – Naturalmente lo Stato reagisce mobilitando la Guardia Nazionale, i Carabinieri e l’esercito. La Guardia Nazionale è formata da gente del Paese, sinceramente leale al Regno d’Italia ma condizionata da legami di appartenenza e di opportunità; tra di loro è facile trovare anche Caino. I Carabinieri attivano metodi sbagliati per scovare i briganti, anzi il brigante Caino, introducendo uno di loro con compiti di spionaggio. I soldati vengono visti come conquistatori, estranei alla cultura, alla mentalità e soprattutto alle esigenze della popolazione. E’ fatale che tra di loro sorga un Caino perché tra i giovani il contatto può trasformarsi in simpatie inopportune».
«Individuare, insieme alla vecchia che offre sempre degli spunti interpretativi, il ruolo del bene o del male, il giudizio di valore sui personaggi e sugli eventi, è compito del lettore che, alla conclusione, si troverà in grado di aderire o respingere le proposte narrative. – ha chiuso Litterio – Gli avvenimenti che si susseguono in parte spiegano il permanere nel tempo della diffidenza verso le Istituzioni, il sospetto di broglio per qualunque proposta di cambiamento e, insomma il contesto sociale che ancora oggi chiamiamo conservatore, arretrato rispetto alla velocità dei cambiamenti e la possibilità di comprenderli, se non di aderirvi».