Caro Assessore Paolucci,
un tempo ti avrei chiamato affettuosamente per nome, non avrei avuto bisogno di una lettera aperta, ci sarebbe stato un circolo, una sezione non commissariata, un luogo fisico, insomma, dove confrontarsi anche su una idea di sanità, sulla rete ospedaliera, su argomenti che avevamo condiviso prima della mia e della tua elezione.
Non avevo ambizioni politiche, ero e sono medico, la gente diceva anche un bravo medico, sono stata tirata dentro questo mondo per la Sanità, in campagna elettorale dicevamo “per difendere un modello di Sanità Pubblica Universale”.
Ho insistito, tra gli altri, a che fossi tu ad occupartene per una Regione che in questo ambito ha avuto ferite profonde.
Con i soli “conti” non si costruisce un modello di Sanità che risponda ai bisogni di salute.
Continuo a dire e a scrivere come la penso, lo dico a livello nazionale e a casa mia: io a quel modello pubblico e universale ci credo sempre, oggi in un contesto di fragilità così accentuato, ancora di più.
A livello nazionale non sono la sola, la stessa Ministra dice che il modello dei Commissariamenti non ha dato i risultati sperati: è una affermazione rivoluzionaria. Sempre più spesso grandi personalità della medicina, della formazione in salute, della sociologia, come pure il forum della Fiaso, che raccoglie il management delle aziende sanitarie mette l’accento sul ritorno ad una sanità di prossimità, una sanità che si fondi sulla relazione tra operatori e persone malate, sulla prevenzione, sulla trasparenza, su ospedali periferici che garantiscano una buona risposta all’acuzie “quotidiana” e posti più grandi in cui si allochino eccellenze, quelle per cui il malato ha il tempo di arrivare.
Il tempo! Quel fattore percepito così diversamente dal malato, dagli operatori e dalla politica.
Chi è malato ha bisogno di cure ora, gli operatori devono rispettare parametri temporali diversi per codice colore, per fasce di priorità, per buone pratiche e linee guida, la politica ha altri tempi, decisamente più lunghi.
Ho una idea diversa di sanità e come me sono in tanti, tra gli operatori, ad avercela, non è una colpa. Ho una idea diversa di sanità che molti nel PD, magari non più tesserati, hanno. Un confronto sull’argomento forse potrebbe portare bene, non necessariamente e subito in termini di consenso. Ma quando si fa il bene dei malati si diventa realmente “eterni”.
Oggi con il dr Ugo Aloè ho voluto dare voce e corpo ad una iniziativa virtuale, senza un cappello di partito, che in poco tempo su fb ha aggregato 19000 persone in un gruppo “Noi che vogliamo l’emodinamica a Vasto” usando una strumento della democrazia: la petizione popolare.
Ugo Aloè ci ha messo tenacemente il cuore, il suo, ferito ma grande!
Ci sono anch’io in quel gruppo virtuale, senza bandiera, senza ruolo, ci sono da persona che vive il sud fragile di una Regione in cui le quattro province e, di conseguenza, i quattro ospedali grandi, gli hub e le grandi cliniche private sono tutte sulla metà nord.
Siamo lontani, troppo lontani e come gli altri abbiamo il diritto alla salute.
Non dico nulla di diverso da prima della mia candidatura e neppure della tua, ci abbiamo dedicato come PD regionale, ambiziosamente, una pubblicazione su questi argomenti.
L’annuncio del superamento dell’ennesimo step sul percorso accidentato dei nuovi ospedali è una bella notizia, ma in quel nuovo futuro ospedale ci vanno dentro professionalità, tecnologie e risposte almeno all’emergenza.
È una buona notizia, ma noi vogliamo l’emodinamica a Vasto ora, presto, perchè d’infarto si muore o si vive a seconda che ci sia la tempestività delle cure. E noi, il sud, noi, la nostra montagna vogliamo vivere, vogliamo arrivare in tempo.
Hai avuto la sensibilità, la competenza e la costanza di fare attivare a Vasto la stroke unit, è la stessa sensibilità, è la stessa nobiltà di tessuto, il cervello e il cuore.
Nessuno chiede un nuovo Primario, o una Unità operativa in più, esistono modelli organizzativi possibili già in essere nelle altre Regioni.
In fondo l’angiografo a Vasto c’è già, sulla carta, da un anno circa, gli 8/10 di emodinamica sono una tua definizione, basta ancora un piccolo sforzo e ci siamo: perchè io ci credo ancora alle promesse pubbliche fatte da persone che rispetto, anche quando non ne condivido la visione della Sanità.
Maria Amato, medico prima che Parlamentare