«Quale che sia la ragione che ha indotto Giacomo Nicolucci a rivolgere contro di sé una pistola, di fronte alla immensa e sconosciuta tragedia interiore che lo ha mosso ed a quella della sua famiglia è dovuto solo dolente rispetto. Ma c’è chi non la pensa così e, sia pure dovendosi riconoscere a chiunque libertà di pensiero, indignano, danno il voltastomaco, certi commenti apparsi in rete da parte di un gruppo di vegani o animalisti o entrambe le cose: ma verrebbe da dire, più correttamente, di sub umani. Giacomo era un cacciatore, come lo sono per natura la maggior parte delle creature e, francamente, anche se non si condivide l’attività venatoria dell’uomo, sono inaccettabili commenti – se ne citano un paio solo a mo’ di esempio – quali “io non la vedo una morte tragica, vedo la vita di tutte le creature che non moriranno per il suo divertimento… lo vedo come uno psicopatico assassino che per divertirsi deve trucidare altri esseri viventi. Morto lui, vivi loro, quindi champagne!” oppure “Grandeeee, l’unico e l’ultimo sparo giusto che ha fatto”».
E’ quello che scrive il noto avvocato penalista Manuel Sarno (nella foto qui sotto, ndr) nella sua rubrica “In attesa di Giustizia“, sulle colonne de “Il patto sociale“, occupandosi della tragica e ancora incredibile fine di un giovane e brillante avvocato abruzzese, Giacomo Nicolucci, che ha avuto la colpa, secondo qualcuno, di essere un appassionato cacciatore, in particolare un cacciatore di selezione.
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