“Facciamo portatori di questa bella umanità impastata di Cristianesimo e preghiamo anche il Signore affinché la nostra Agnone possa divenire Capitale della cultura. Una cultura non divisiva, profondamente umana, autenticamente cristiana che non fa male a nessuno, anzi produce il bene dell’umanità, perché Gesù è il principe della pace. Portate un saluto ai bambini, ai malati, alle persone sole e dite loro che il vescovo gli è sempre vicino nella preghiera”.
E’ il messaggio di Claudio Palumbo a margine della messa celebrata nella chiesa matrice di San Marco Evangelista in onore della Madonna delle Grazie. Una data che ad Agnone segna l’inizio delle festività natalizie. Al termine della liturgia è seguito il saluto e l’abbraccio con il sindaco, Daniele Saia, neo presidente della Provincia di Isernia. Quello del 21 novembre è un appuntamento molto sentito dagli agnonesi che ogni anno di prima mattina affollano il tempio sacro nel cuore del centro storico cittadino. Un rito antico che un tempo nella chiesa di San Pietro salutava pastori e artigiani del posto in partenza per le Puglie dove assicuravano il cibo per le greggi e la vendita di manufatti in rame realizzati durante l’anno. Era così che si festeggiava il loro ‘Piccolo Natale’ considerata l’incertezza di rientrare a casa in occasione del 25 dicembre.
Nella chiesa di San Marco, ancora una volta, a suscitare emozioni le note della pastorale composta nella seconda metà del 1800 da Filippo Gamberale (1825-1904), eseguite da giovani musicisti del posto diretti dal veterano Michelino Delli Quadri. La tipica melodia ha accompagnato l’intera celebrazione che ha annotato la presenza di numerosi giovani che di anno in anno si avvicinano ad una tradizione unica nel suo genere nell’Italia meridionale. A fine messa un altro immancabile rituale, questa volta gastronomico, con la consumazione di cioccolata bollente e raffaiuoli, morbidi biscotti di pan di spagna preparati nei bar e nelle abitazioni del rione veneziano.
Da diversi anni la celebrazione del 21 novembre è divenuta motivo di culto nella chiesa di San Vito e Modesto in Santa Maria Maggiore a Roma dove la numerosa comunità di agnonesi si ritrova nel segno della tradizione e dell’appartenenza alla terra d’origine.