«Benvenuti a tutti e grazie per la vostra presenza che testimonia il vostro impegno responsabile di cristiani, uomini e donne di buona volontà». E’ iniziato così il saluto di don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di Trivento, alle tante persone, giovani e meno giovani, sindaci, amministratori locali e semplici cittadini, che hanno preso parte, nel pomeriggio di oggi, alla “Marcia per la Pace – Contro tutte le guerre“.

Dal santuario di Canneto, sotto Roccavivara, alla chiesa di San Casto in Trivento, sede operativa della Caritas, il corteo, senza bandiere, con la sola identità di cristiani e cittadini responsabili e critici, ha gridato il mondo intero il bisogno vitale e viscerale di pace.

«Il nostro pellegrinaggio di questa sera, – ha spiegato don Alberto Conti – vuole dire pubblicamente da che parte vogliamo stare: dalla parte della pace, della giustizia, vogliamo stare dalla parte dell’umanità e non delle disumanità delle guerre.
Da anni, nelle nostre case, attraverso le televisioni e gli altri mezzi di comunicazione, entrano immagini di guerra, di morte e di distruzione. Il rischio che tutti corriamo è di assuefarci alle immagini terribili che scorrono davanti ai nostri occhi e di restare indifferenti davanti alla potenza distruttiva che esse documentano.

Questa sera, con questo nostro camminare insieme da questo luogo dove molti di noi vengono a pregare la Madre del Figlio di Dio, il Principe della Pace, fino a raggiungere la sede della Caritas, dove accogliamo e accompagniamo i volti segnati dalla povertà materiale e relazionale, noi vogliamo credere e testimoniare che la pace è possibile, che la “convivialità delle differenze” è possibile, qui da noi e in qualsiasi altra parte del Mondo.

Con questo nostro pellegrinaggio per la pace, come cittadini che si riconoscono nella Costituzione della repubblica italiana, che ripudia la guerra, e come cristiano che credono nel discorso della montagna di Gesù, vogliamo dire anche il nostro NO alla corsa agli armamenti, sottraendo risorse per gli ospedali, le scuole, i servizi sociali e così continuare a distruggere lo stato sociale soprattutto nei nostri paesi di montagna dove i diritti costituzionali, oggi più che mai, sono calpestati e negati.

Non vogliamo che i nostri soldi vengano investiti in morte, ma in vita. Facciamo nostro il messaggio di questa mattina del santo padre Leone che rivolgendosi ai membri della Fao ha denunciato senza giri di parole come le “risorse finanziarie e tecnologiche innovative vengono deviate dall’obiettivo di sradicare la povertà e la fame nel mondo per destinarle invece alla produzione e al commercio di armi” e “mentre i civili si indeboliscono a causa della povertà, i leader politici prosperano grazie alla corruzione“.

Amici e amiche, fratelli e sorelle, nel nome della pace e dei diritti uguali per tutti, riprendendo la parola di don Tonino Bello: “In piedi costruttori di pace“, perché non possiamo essere indifferenti di fronte al dramma del disprezzo della vita, non possiamo rimanere insensibili, con il cuore anestetizzato, davanti alle lacrime dei bambini e, come diceva Dietrik Bonhoeffer, non possiamo cantare il canto gregoriano ieri mentre il fratello ebreo veniva ucciso nei campi nazisti e oggi non possiamo cantare il canto gregoriano mentre il fratello palestinese viene ucciso nella striscia di Gaza, nell’Ucraina e in ogni Terra dove l’uomo ha dimenticato la fraternità».
