Maxi frode fiscale, denunciati cinque imprenditori nel Chietino.
Nell’ambito di una complessa operazione denominata “Phantom Ticket”, i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Chieti hanno individuato un singolare meccanismo fraudolento perpetrato sistematicamente da un noto gruppo imprenditoriale operante nei settori della ristorazione e della vendita di oggetti preziosi.
Nella fattispecie sono stati sottratti al fisco enormi corrispettivi avvalendosi di registratori di cassa appositamente modificati i quali, sebbene emettessero regolari scontrini, in realtà facevano sparire letteralmente gli incassi dalla contabilità. Per contro, i soci continuavano a finanziare le aziende con nuovi e sorprendenti apporti di capitali i quali non erano altro che i ricavi scomparsi.
Gli enormi vantaggi consistevano nell’evitare l’imposizione diretta ed indiretta dei corrispettivi realmente ottenuti in capo alle società e la tassazione sulla distribuzione degli utili ai soci i quali sembravano disporre di fondi illimitati.
Come conseguenza, inoltre, vi è l’introduzione del “nero” nel ciclo economico lecito riciclando il denaro frutto di evasione dandogli un apparente provenienza lecita e alterando le condizioni economiche della leale concorrenza sul mercato.
Il complicato e ben architettato sistema fraudolento è stato scoperto solo grazie alle attività di analisi e ricerca svolte ad iniziativa dei finanzieri i quali, avvalendosi delle banche dati in loro possesso ed incrociando la mole di dati che ne avevano ricavato, sono riusciti ad individuare e contestare la ingente evasione.
In particolare, nell’ambito di tale attività, è emerso che cinque imprenditori, legati tra loro da un vincolo di parentela, operanti nei settori economici sopra citati, avrebbero effettuato individualmente, nel tempo, continui versamenti e/o conferimenti nelle “casse” delle loro innumerevoli società (oltre 170 nel periodo esaminato dal 2005 al 2014), di entità tali da far emergere una significativa divergenza fra le entrate dichiarate e quelle effettivamente conseguite.
Il volume della frode, con conseguente danno patrimoniale per le casse dello Stato, ammonta complessivamente a oltre 45 milioni di euro di elementi positivi di reddito non dichiarato e circa 25 milioni di euro di valore della produzione non dichiarata. L’imposta sul valore aggiunto evasa al fisco nell’intero periodo d’indagine, afferente i succitati corrispettivi non dichiarati, ammonta a complessivi circa 3,5 milioni di euro.
L’efficacia della predetta azione si è concretizzata già dalle prime fasi successive alla chiusura dell’intervento: infatti gli avvisi di accertamento già notificati dalla competente Agenzia delle Entrate, allo stato attuale, hanno portato nelle casse dello stato somme per oltre 2 milioni di euro.
L’attività svolta, che costituisce il primo dei compiti istituzionali affidati al Corpo a tutela del bilancio dello Stato, si è conclusa con il deferimento all’Autorità Giudiziaria di: 5 persone in qualità di legali rappresentanti di 7 società di capitali per il delitto di dichiarazione fraudolenta mediante artifici;
6 persone in qualità di soci percettori di redditi di capitali in nero, per il delitto di dichiarazione infedele.
L’evasione produce effetti negativi per l’economia, ostacola la normale concorrenza fra imprese, danneggia le risorse economiche dello Stato ed accresce il carico fiscale per i cittadini onesti.