SCHIAVI DI ABRUZZO – Un elettore di Schiavi di Abruzzo, un giovane studente universitario, si è recato ieri alle urne, ma ha rifiutato la scheda elettorale per le amministrative, chiedendo di inserire a verbale una dichiarazione che fa riflettere. Di seguito il testo delle motivazioni del suo rifiuto, quello che, in attesa dell’esito quasi scontato delle urne, potrebbe rappresentare l’unica novità interessante nel panorama politico locale.
«Il rifiuto della scheda elettorale, per le elezioni amministrative, è un atto simbolico mediante il quale mettere in luce chi, a Schiavi, c’è bisogno di una nuova idea di Politica, che non è incarnata né dalla lista di Luciano Piluso né dalla lista di Tito Falasca. – spiega lo stesso elettore – Le suddette liste hanno condotto, per l’ennesima volta, una campana elettorale basata sulla critica dell’avversario. In questo modo, la campagna elettorale si è trasformata in un mix di individualismo e narcisismo, perdendo qualsiasi parvenza di dibattito politico. Insomma, vecchie soluzioni politiche continuano a sostituire temi fondamentali come la partecipazione, il bene comune, l’arte e la cultura. Si continuano a riproporre le stesse soluzioni politiche e gli stessi obiettivi a breve termine, senza rendersi conto che vi è la necessità impellente di abbandonare le strade sicure, cominciando a d elaborare e sperimentare nuove soluzioni per i problemi della nostra comunità. I due candidati alla carica di sindaco, innanzitutto, avrebbero dovuto prendere coscienza della condizione che caratterizza il nostro paese, la quale, utilizzando le parole di Franco Arminio (poeta, scrittore e paesologo, nonché candidato alla carica di sindaco a Bisaccia in provincia di Avellino, ndr), può essere così riassunta: “se ne sono andati tutti, specialmente chi è rimasto“. Dunque, i due candidati non avrebbero dovuto mettere al centro loro stessi, bensì ogni singolo abitante, facendolo tornare protagonista della vita del paese. La nostra comunità si salverà se vi sarà il coraggio di abbandonare le poche certezze e aprirsi all’impensato, cercando di adottare una prospettiva di lungo periodo. Al momento di tutto ciò non vi è traccia, quindi mettere una “X” su un pezzo di carta non avrebbe alcun valore, non si tradurrebbe in alcun cambiamento».