AGNONE – Riceviamo dall’associazione di molisani a Roma, Forche Caudine, e pubblichiamo:
Oltre trent’anni fa, da giovanissimi, abbiamo creato questo sodalizio molisano a Roma. Con quali motivazioni? Sostanzialmente per “giustificare” un’origine. Cioè per dimostrare alla stragrande maggioranza dei romani che il Molise esiste, sa anche essere paesaggisticamente attraente, è certamente ricco di valori ambientali, storici e umani e di eccellenze enogastronomiche. Insomma, il nostro orgoglio è in campo contro il diffuso pregiudizio che soffoca ogni velleità di riscatto.
Ci siamo prefissi lo scopo – e lo abbiamo portato avanti con la massima dedizione (oltre 400 iniziative nel curriculum) – di contribuire a far conoscere il Molise, ovviamente quello migliore, all’enorme platea dei cittadini romani. Soprattutto attraverso la cultura, uno dei pochi fattori inattaccabili, anzi, che polarizza l’attenzione delle persone migliori.
Abbiamo sperato, in questo arduo compito, di trovare analoga abnegazione nelle istituzioni locali, assistendo quindi ad una parallela crescita non solo economica, ma anche culturale e comportamentale nei territori d’origine. Voglia di riscatto ai piani alti, insomma. Invece proprio su questo fronte abbiamo registrato il disastro più assoluto.
Pur rimanendo distanti dal “teatrino” quotidiano della politica molisana, abbiamo assistito per anni alla sfiaccante era Iorio, poi alla parentesi liquida di Frattura, ora all’evanescenza di Toma. Stagioni in cui il Molise non solo è stato incapace di una minima spinta progettuale, ma addirittura s’è fatto male da solo. E’ stato, infatti, capace solo di retrocedere pesantemente in tutti i principali indicatori, dal numero dei residenti (altre “intelligenze” fuggite via e borghi ormai praticamente morti), al Pil (crollo-record nel periodo della recessione, che di fatto in Molise non è mai terminata), al numero di occupati, al valore delle abitazioni ormai da sottoscala di una periferia capitolina, addirittura alle presenze turistiche già esigue. E via di questo passo.
Insomma, se sul piano istituzionale avremmo gradito riscontrare sponde di riscatto, perlomeno platoniche, su cui incastonare le nostre speranze, il risultato è una grandissima disillusione. Il Molise, anzi, nel frattempo è diventato l’oggetto continuo di scherno da parte dei vari Checco Zalone, Joe Bastianich (“posto di sfigati“), Nina Moric.
Eppure questa terra ha partorito tante menti brillanti che, però, trovano realizzazione quasi sempre al di fuori dei confini regionali. Mentre è sufficiente fare una telefonata ad un ufficio pubblico in provincia di Campobasso o di Isernia, registrare il livello di un’iniziativa locale (con quelle continue celebrazioni dal sapore ossianico), leggere la qualità di una deliberazione, per rendersi conto dello stato comatoso e decisamente arretrato della condizione media regionale. Senza scatti di discontinuità. Il piattume, insomma.
Noi non c’arrendiamo, almeno per il momento. E, nella nostra condizione privilegiata di stare fuori dalle “pastelle” locali, continuiamo ad esprimere tutta la nostra avversione per quei numerosi amministratori, soprattutto regionali, che disonorano questa terra con la loro congenita inidoneità aggravata dall’abulia e dal diffuso torpore. Tra i pochi appagamenti che ci restano è fare oggetto di ghigno della loro ridicolaggine.