AGNONE – In Molise, o meglio in Alto Molise, la sanità è al collasso. Il “Caracciolo”, ospedale di frontiera, è stato abbandonato al suo destino dai sedicenti politici e amministratori: ai pensionamenti del personale non seguono nuove assunzioni. La morte è vicina, lentamente ma inesorabilmente l’ospedale andrà verso la chiusura per mancanza di medici e infermieri e altro personale. Colpa dei numeri sempre più ridotti dei residenti e dunque dei voti. La proposta provocatoria, forse per dare una svegliata alla cosiddetta classe politica, arriva dal comitato “Il cittadino c’è”: «Qui in Molise non siamo considerati, allora rivolgiamoci alle strutture in Abruzzo».
E ancora: «Uniamo il nostro territorio all’Abruzzo. Dall’unione con l’Abruzzo avremo solo vantaggi».
La minaccia ha un nome: mobilità passiva. Che significa maggiori costi per la Regione Molise che dovrà rimborsare, a costo maggiore, le prestazioni erogate negli ospedali abruzzesi. Sono le decisioni prese durante l’incontro sui tagli alla sanità organizzato dal comitato civico “Il cittadino c’è”.
La presidente, Enrica Sciullo, spiega:
«La sanità in Molise sta implodendo su se stessa la mancanza di una programmazione adeguata, l’approssimazione, i tagli drastici, il silenzio che impera sullo smantellamento dei servizi al cittadino, l’improvvisazione che porta a rimedi ancora più costosi dei servizi soppressi, ci rende facile preda di un “mercato” privato in cui impera un sistema economico e politico che non tutela ma ci rende servi dipendenti di coloro che in teoria dovrebbero amministrare con l’impegno del buon padre di famiglia in un sistema di giustizia sociale che non appartiene alla nostra terra. In questo caos abbiamo un problema impellente, l’assenza di un pediatra ospedaliero o comunque di una qualsiasi assistenza pediatrica nelle ore notturne, nei festivi e nel fine settimana dalle 20 del venerdì alle 8 del lunedì in tutto l’Alto Molise. Com’è possibile che si sia arrivati a tanto? E’ presto detto … Non si hanno interlocutori validi con cui rapportarsi per trovare soluzioni a lungo termine. Le risposte sono sempre le stesse, il piano di rientro non ci permette di fare assunzioni a lungo termine (per il blocco del turn-over), ma di tamponare con palliativi momentanei carenze croniche. Non abbiamo un Piano Sanitario Regionale perché il tavolo tecnico l’ha bocciato per tutta una serie d’inadempienze che non garantivano non solo la copertura economica ma neanche i LEA (Livelli Essenziali Assistenziali) e allora cosa fare? Proviamo a scrivere noi un Piano Sanitario Regionale adeguato alle nostre esigenze, o meglio perché non prendere in considerazione il piano proposto da don Francesco Martino, e utilizzarlo come canovaccio sul quale discutere e ridisegnare la nostra sanità? Diamoci un’opportunità ora e adesso non ne avremo altre! Almeno lui qualche confronto l’ha fatto … e mi riferisco a quello con prof Silvio Brusaferro professore ordinario università di Udine, membro del Consiglio Superiore di Sanità assegnato alla terza sezione. Oppure cosa fare? Uniamoci tutti e compatti difendiamo il nostro bisogno di salute e poi. Se nessuno ritiene che siamo degni di attenzione a questo punto, se i conti si fanno con i numeri e i nostri sono così esigui, da non essere tenuti in considerazione nel Molise, ampliamo la nostra fascia territoriale con il vicino Abruzzo, sono certa che lì troveremo risposte diverse e adeguate ai nostri bisogni. Egoisticamente questa è la soluzione estrema per quello che io considero il mio territorio, con amarezza devo dire che non ne vedo altre».
Adolfo Corropoli
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