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  • Palio dei rioni, Abdoulaye conquista Majella: vittoria storica per San Pietro dedicata all’amico Giosuè Greco


    Sette minuti. Tanto è servito a Bagagnan Abdoulaye per scrivere una pagina indimenticabile della storia di Agnone. Ventuno anni, originario del Burkina Faso, con le sue treccine colorate e il sorriso che sembra non spegnersi mai, domenica sera è riuscito là dove dodici mesi fa aveva fallito per un soffio: conquistare la cima del palo dei Rioni, la competizione più attesa dei festeggiamenti in onore della Madonna della Libera. Dodici metri di legno reso viscido da olio e grasso, un’impresa che richiede forza, tecnica e sangue freddo. Una sfida che non è solo sportiva, ma anche collettiva: dietro ogni scalata c’è il lavoro di una squadra che si alterna, che si sostiene, che prova e riprova.

    L’anno scorso Bagagnan era arrivato a un passo dalla vetta, ma stremato aveva dovuto arrendersi, senza più scagliola per pulire le mani e continuare la salita. Questa volta no. Questa volta la determinazione e l’energia lo hanno spinto fino all’ultimo appiglio, sotto lo sguardo emozionato di una piazza piena come non mai. Oltre 800 spettatori assiepati attorno al palo, tra applausi, cori e incitamenti che si confondevano con le luci del palco e la musica di festa. Il rione Majella, cuore pulsante della competizione, è diventato un teatro a cielo aperto.

    “Un’emozione incredibile – racconta Bagagnan scendendo tra gli abbracci dei compagni –. L’anno scorso avevo quasi mollato, quest’anno non potevo permettermi di sbagliare. Ho pensato a tutto il cammino fatto per arrivare qui e ho trovato la forza”. Dietro questa vittoria, però, c’è molto di più di una gara vinta. C’è la storia personale di un ragazzo che ha conosciuto la durezza della vita ben prima di mettere piede in Molise. Bagagnan ha lasciato il Burkina Faso due anni fa, fuggendo da un Paese lacerato da guerre civili e divisioni interne. Due mesi di viaggio a piedi, attraversando deserti e confini fino ad arrivare in Algeria e poi in Tunisia. Infine, il mare. Due giorni e due notti su una barca di fortuna, con poco cibo, poca acqua e la paura costante di non farcela. “Se ho avuto paura? Certo – dice con un filo di voce –. Soprattutto in mare, con le onde alte e il buio. Ma pensavo sempre a chi era rimasto a casa, ai miei genitori, a mio fratello Jakuba e mia sorella Rakiatu. Era l’unica cosa che mi dava coraggio”.

    Il 7 luglio 2023 approda a Lampedusa. Una data che ricorda bene, perché per lui segna un nuovo inizio. Da lì ad Agnone, ospite del CAS nell’ex hotel Sammartino, dove impara l’italiano in pochi mesi e inizia a costruirsi una vita. Lasciata la struttura, trova lavoro in una ferramenta. “È un ragazzo intelligentissimo – raccontano i titolari –. Ha imparato subito il mestiere e oggi ci fidiamo ciecamente di lui. Si fa voler bene da tutti”.

    La salita di Bagagnan (FOTO CLAUDIO VITALE)

    Con il suo modo di fare semplice e l’allegria contagiosa, Bagagnan diventa presto parte della comunità. Non è un caso che il capitano del rione San Pietro, Adriano Orlando, lo abbia fortemente voluto in squadra. Insieme a Massimo Iaciancio ha costruito un team interamente composto da ragazzi immigrati, che in poco tempo ha conquistato simpatia e sostegno da parte del pubblico. “È stata una scelta di cuore e di fiducia – spiega Orlando –. Abbiamo creduto in loro e non ci hanno deluso”.

    Foto Claudio Vitale

    E al momento della vittoria, il pensiero corre subito a chi non c’era: l’amico e compagno Giosuè Greco, ricoverato a Rieti, cui Orlando dedica la vittoria. Il contesto non è secondario: la macchina organizzativa della manifestazione, curata nei minimi dettagli dall’associazione giovanile La Repubblica di Maiella e coordinata da Alessio D’Ottavio, ha permesso di trasformare la gara in una grande festa popolare, con un livello di partecipazione che raramente si vede. E così, tra polvere, applausi e abbracci, la storia di Bagagnan diventa la storia di un’intera comunità. Il ragazzo del Burkina Faso che ascolta rap e sogna un futuro sereno, oggi è l’idolo dei bambini di Agnone, che sotto al palo lo hanno incitato a gran voce. “Un bel paese, Agnone. La gente mi vuole bene e io voglio restare qui”, confida con un sorriso disarmante.

    La scalata di Bagagnan non è solo un successo personale o di squadra. È il simbolo di un paese che sa accogliere, di una piazza che si trasforma in famiglia, di una comunità che sceglie di fare spazio e di credere nei sogni di chi arriva da lontano. In fondo, il palo dei Rioni non misura soltanto la resistenza fisica, ma la capacità di un popolo di sostenere chi prova a salire. E domenica sera Agnone, con il suo applauso, ha dimostrato di saperlo fare fino in cima.

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