Papa Francesco ha condannato la “crudeltà” contro i migranti; ha auspicato che “da Lesbo e Lampedusa” un po’ di solidarietà “salisse verso l’alto”, ha lodato l’accoglienza di “Italia e Grecia”, “ma poi i trattati internazionali non li lasciano”, sperando che “questa solidarietà possa contagiare un po’ il mondo”. Ha detto che se ogni famiglia italiana accogliesse “due profughi”, il problema sarebbe risolto, e che l’Italia non fa figli: non accogliere e non fare figli “è un suicidio”.
Pontefice cita cristiana sgozzata davanti marito islamico – “Vorrei oggi aggiungere una icona di più in questa chiesa, – ha detto il Papa a S.Bartolomeo – una donna, no so il nome, ma ci guarda dal cielo, ero a Lesbo, salutavo, i rifugiati, e ho trovato un uomo trentenne, tre bambini, mi ha guardato, e mi ha detto, ‘padre io sono musulmano, mia moglie era cristiana, nel nostro paese sono venuti i terroristi ci hanno chiesto la fede, hanno visto lei con il crocifisso, hanno chiesto di buttarlo, lei non lo ha fatto, e l’hanno sgozzata davanti a me, ci amavamo tanto”.
“Chiesa ha bisogno di santi e martiri di tutti i giorni” – “Quante volte, in momenti difficili della storia, si è sentito dire: ‘Oggi la patria ha bisogno di eroi’. Allo stesso modo ci si può chiedere: ‘Di che cosa ha bisogno oggi la Chiesa?’. Di martiri, di testimoni, cioè dei santi di tutti i giorni, perché la chiesa la portano avanti i santi, senza i santi la Chiesa non può andare avanti, ha bisogno di santi, quelli della vita ordinaria, portata avanti con coerenza; ma anche di coloro che hanno il coraggio di accettare la grazia di essere testimoni fino alla fine, fino alla morte. Tutti costoro sono il sangue vivo della Chiesa”. Lo ha detto il Papa nella liturgia per i “nuovi martiri”, che celebra nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola, affidata da papa Wojtyla alla Comunità di Sant’Egidio proprio per il ricordo dei martiri contemporanei. “Sono i testimoni che portano avanti la Chiesa; – ha detto ancora papa Francesco – quelli che attestano che Gesù è risorto, che Gesù è vivo, e lo attestano con la coerenza di vita e con la forza dello Spirito Santo che hanno ricevuto in dono”.
Il Papa è stato nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola per il rito in memoria dei “nuovi martiri” che ha celebrato con la Comunità di San’Egidio, cui è affidata la chiesa sull’isola Tiberina. Il contesto di questa preghiera è molto significativo per una serie di fattori: esattamente quattro anni fa ad oggi venivano rapiti i vescovi ortodossi di Aleppo Boulos Yazigi e Gregorios Ibrahim, dei quali non si hanno più notizie; si avvicina il viaggio del Papa in Egitto, che ha una forte impronta ecumenica e interreligiosa perché sottolinea la comunione del sangue delle vittime dell’odio; siamo alla vigilia delle presidenziali in Francia, colpita nei giorni scorsi dall’ennesimo attentato terroristico, rivendicato dall’Isis. Per questo ultimo aspetto, acquista particolare risonanza la presenza di Roselyn, la sorella di padre Jacques Hamel, assassinato dai jihadisti il 26 luglio scorso, in una chiesa nei pressi di Rouen.