Torneranno a votare solo se e quando il ponte sul Sente, chiuso ormai da quattro anni, sarà riaperto al traffico. Quattro secoli prima della nascita di Cristo, Lisistrata proponeva alle altre donne di fare uno sciopero del sesso: finché gli uomini non firmeranno la pace, si sarebbero rifiutate di avere rapporti sessuali. Qualcosa di simile a quanto ideato da Aristofane potrebbe avvenire nei prossimi giorni sul territorio di confine tra l’Alto Molise e l’Alto Vastese. Qui non è certo in corso la guerra del Peloponneso, ma il risentimento della popolazione nei confronti della politica è forte e percepibile. Il motivo? La perdurante chiusura del viadotto Sente.
Da quattro anni, lo scorso 18 settembre si è spenta infatti la quarta candelina dall’apposizione delle transenne, il collegamento viario tra l’Alto Molise e l’Alto Vastese è chiuso per un «imminente rischio crollo». Per metterlo in sicurezza e riaprirlo al traffico servirebbero circa quaranta milioni di euro, secondo una stima approssimativa fatta dai tecnici e dai consulenti dell’Anas.
La sensazione diffusa è che quell’immensa struttura d’acciaio e cemento, un’opera d’arte dell’ingegneria, non riaprirà mai più, monumento iconico dell’abbandono di un intero territorio da parte della classe politica. E allora, a queste condizioni, perché gli elettori di zona dovrebbero andare alle urne? E’ un po’ questa la sintesi del pensiero balenato nella testa di qualche residente di Castiglione Messer Marino.
L’idea, assolutamente provocatoria e pacifica, è quella di installare una sorta di seggio, o meglio un’urna, un banale scatolone, all’imbocco del viadotto sul Sente, per raccogliere non certo i voti, ma le tessere elettorali di chi è stanco delle chiacchiere dei politicanti e quindi deliberatamente rinuncia al diritto di voto, il diritto cardine della democrazia.
Negli anni scorsi, dopo la chiusura, sul ponte vennero posati centinaia di lumini, una specie di funerale del diritto alla mobilità e alla viabilità. Quella che si prospetta nelle prossime ore è una plateale protesta di consegna delle tessere elettorali, spontanea e non organizzata, portata avanti dai singoli elettori e che potrebbe alimentare anche sensibilmente l’astensionismo. Allora, chi viene?
Francesco Bottone