«Ci siamo. Il conto alla rovescia è iniziato. La tabella, per oggi, è anche listata a lutto. Da domani alle 13 il viadotto Sente chiuderà. Il disinteresse di chi doveva controllarlo ne ha decreto la morte. Prima che muoia anche il territorio bisogna rianimarlo e solo un intervento diretto e straordinario del ministero delle infrastrutture potrà farlo. Altri passaggi intermedi, a Regione Molise e alla Provincia di Isernia, serviranno solo a perdere tempo e ad accelerare la desertificazione. Ne abbiamo la prova con la SP162 per Fraine. Per Agnone non c’è viabilità alternativa, ma solo un ricordo di strada rattoppata che al primo acquazzone tornerà ad essere impraticabile. Dobbiamo pretendere subito altre verifiche e lavori di messa in sicurezza urgenti. Il tempo non c’è più, è stato rubato da chi ha già rubato la nostra dignità».
Così scriveva sui social, esattamente in data odierna, ma nel 2018, Enzo Fangio, già assessore comunale di Castiglione Messer Marino e consigliere. L’indomani il ponte sul Sente sarebbe stato chiuso per un «imminente rischio crollo» certificato, nero su bianco, da un iscritto all’ordine degli ingegneri. Tre anni dopo le parole di Fangio sono ancora tristemente attuali. Quel conto alla rovescia si è fermato o almeno ha rallentato fin quasi fermarsi. Servono solti, tanti, troppi, e tempo, molto tempo. Intanto il ponte, alla faccia dei tecnici e di qualche amministratore menagramo, non è affatto crollato; è ancora lì bello solido e imponente ed è servito, nei giorni scorsi, ai Vigili del fuoco e agli altri mezzi di soccorso della Protezione civile, per domare un vasto incendio proprio ai suoi piedi.
«Ma come, – si sono chiesti in tanti, leggendo le cronache dell’incendio – il viadotto è a rischio crollo e viene utilizzato dai mezzi di soccorso? Ci passeggiano addirittura i sindaci?». In quei giorni sul ponte c’è stata la fila di auto: da Belmonte e da Castiglione si imboccava il viadotto, ignorando i divieti; si sostava su di esso per osservare le operazioni di spegnimento del canadair e dell’Erickson e per cercare di capire se il proprio uliveto era già stato distrutto dalle fiamme. Una “fiera” sul ponte in linea teorica chiuso al traffico, tanto che sul posto si è dovuta recare una pattuglia del Radiomobile di Agnone per far sgomberare le auto e i pedoni guardoni.
Un paradosso tutto italiano: un ponte chiuso per motivi di sicurezza che però viene utilizzato dai mezzi di soccorso in un fase di emergenza. Nessun disaster manager si è accorto di quanto accaduto? Intanto le transenne sono state spostate, compresi i pesanti new jersey di cemento, e sul ponte si passa abusivamente, nonostante il permanere dei divieti e delle relative ordinanze.
Però se ti dice male e ti beccano la contravvenzione è assicurata, ma vuoi mettere il brivido del fare una cosa vietata? Il rischio è alto e concreto, ma non di rimanere uccisi per l’improvviso crollo del ponte, piuttosto di essere contravvenzionati per aver ignorato deliberatamente un divieto di transito.
Francesco Bottone