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  • Porto d’armi per difesa personale alle donne vittima di stalking, la proposta di Firearms United

    Una lettura non banale della giornata contro la violenza sulle donne che si è celebrata ieri arriva dalla sezione italiana di Firearms United Network, la confederazione europea dei legali possessori di armi da fuoco. La sintesi del pensiero, semplice nella sua incontrovertibilità, è racchiusa nell’immagine pubblicata: mai più donne vittime di violenza perché disarmate. Perché una pistola legalmente detenuta e portata al seguito è il miglior deterrente contro stupri e violenze.

    Di seguito riportiamo stralci di quanto pubblicato sulla pagina social della Firearms United Italia:

    «Già agli inizi del 2019, la ricerca “Sicurezza e legalità – le armi nelle case degli italiani” pubblicata dai proff. Paolo De Nardis e Roberta Iannone della Sapienza Università di Roma (https://tinyurl.com/yxshxv23) dimostrava come i legali detentori di armi siano del 25% meno propensi a commettere delitti e atti criminali rispetto a tutte le altre categorie sociali; come le armi da fuoco legalmente detenute siano utilizzate in appena il 5% di tutti i delitti commessi con arma da fuoco in Italia; e di come la distribuzione regionale (pochi casi in Trentino Alto Adige, Sardegna, Umbria, Piemonte, Sicilia ed Emilia Romagna) sembri suggerire che la tradizione e la pratica del tiro sportivo e della caccia riduca, in qualche misura, la propensione dei detentori cacciatori e sportivi ad abusare delle loro armi, grazie a una cultura della sicurezza che – a prescindere da quel che dicono in tanti, purtroppo anche all’interno della nostra comunità – permea il mondo dei legali detentori di armi, rappresentando una buona medicina contro il pericolo di abuso delle armi.


    La stessa ricerca dimostra inoltre inequivocabilmente come, nonostante il numero molto ridotto di casi di “eccesso di legittima difesa“, ad un aumento delle licenze d’armi (e dunque del numero di armi detenute dai cittadini), nel decennio oggetto d’indagine sia corrisposta una DIMINUZIONE del numero dei delitti, lasciando intendere una correlazione quantomeno parziale: per un violento o un criminale è senz’altro molto meno allettante l’idea di prendersela con qualcuno – uomo o donna – che abbia la possibilità di difendersi in maniera efficace.
    E tuttavia, di fronte a tutte queste prove, la canea #antiarmi continua a dipingere i titolari di licenze di pubblica sicurezza per l’acquisto, la detenzione e l’uso di armi da fuoco come individui potenzialmente pericolosi per i loro partner.


    Tutto questo dimenticando volontariamente la vicenda di Deborah Ballesio, uccisa nell’estate del 2019 dal suo ex fidanzato che la freddò in discoteca sparandole con un’arma da fuoco illegalmente detenuta.
    Deborah Ballesio era tiratrice sportiva, titolare di porto d’armi sportivo (quello che ufficialmente ancora viene definito in maniera anacronistica “licenza di porto di fucile per lo sport del tiro a volo”), un titolo che però non consente di portare sulla propria persona armi nascoste e pronte all’uso al fine della difesa personale. Come molti altri criminali, il suo omicida – condannato sei mesi fa all’ergastolo – ha teso alla sua vittima un agguato al di fuori delle mura domestiche, dove sapeva di trovarla esposta e indifesa.


    Da anni l’intero Firearms United Network e l’associazione federata UNARMI – Comitato Direttiva 477 per l’Italia si battono per la modifica delle leggi che oggi rendono quasi impossibile, causa discrezionalità totale dei Prefetti, per i privati cittadini ottenere una licenza di porto d’arma per difesa personale.
    Come sapete, il nostro modello è la legge ceca, dove il porto d’armi per difesa personale non può essere negato al richiedente che dimostri di non trovarsi nelle condizioni ostative di legge, di conoscere le leggi sulla legittima difesa e sulle armi in generale, e di essere pratico all’uso delle armi da fuoco – senza nessun’altra complicazione quali “dimostrazioni di effettiva necessità” o altre “discrezionalità”.
    Sempre da anni, noi di Firearms United – Italia, in questo periodo dell’anno lanciamo una proposta, forse provocatoria, forse no: come primo passo verso una riforma di questo tipo, ALMENO il Ministero dell’Interno emani una circolare ai Prefetti che li obblighi a concedere il porto d’armi per difesa personale alle donne che ne facciano richiesta e che abbiano presentato denunce per maltrattamenti o stalking, considerando queste come “effettiva necessità di girare armato”. Non una soluzione completa e non una soluzione per tutti, ma un primo passo: Roma non fu costruita in un giorno.
    Ma anche il 25 novembre 2020 dobbiamo leggere di violenza sulle donne, di innocenti cadute vittima di bruti perché impossibilitate per legge a tenere e portare con se’ gli strumenti più adatti a proteggere la propria incolumità dalle aggressioni di individui privi della più basilare dignità umana.


    E mentre anche una segnalazione di liti domestiche fatta da un vicino poco credibile e magari litigioso, per alcune Questure, può essere motivo di emanare provvedimenti di ritiro delle licenze d’armi e di sequestro delle stesse, chi si atteggia a “paladino dei diritti delle donne” in Italia continua a preferire l’idea delle donne strangolate, pugnalate, affogate, sparate, picchiate a morte, strangolate, investite e sfregiate con l’acido all’idea che le donne possano finalmente poter difendere efficacemente se stesse.


    Non possiamo dar torto a chi pensa che in fondo ci sia chi vuole che la violenza sulle donne continui per continuare ad avere visibilità, peso politico, fondi pubblici. Ovviamente vogliamo sperare che non sia così: chi preferisce le donne indifese per far finta di difenderle e conquistarsi così un posto sotto i riflettori e nelle stanze del potere non è affatto migliore – né moralmente, né tantomeno umanamente – di chi quelle donne le pugnala, le investe, gli spara, le affoga, le strangola, le sfregia con l’acido, le picchia a morte. Capite perché siamo stanchi? Lo siamo perché ci sembra, a volte, di essere gli unici a urlare una verità fattuale che dovrebbe essere palese a tutti».

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