Profughi, Petraroia: «Le cooperative non pagano i lavoratori e la Prefettura non interviene».
L’accusa del consigliere regionale del Molise sul grosso business dell’accoglienza migranti.
«Il recente attentato terroristico a Berlino obbliga l’Unione Europea e l’Italia a rivedere le regole sull’ingresso e soggiorno degli immigrati sul proprio territorio. Ad oggi c’è un sistema di accoglienza umanitaria che distingue tra migranti economici e chi arriva da paesi in guerra o dove sono negati i diritti umani e politici elementari. Per i secondi sussiste la possibilità di ottenere il diritto d’asilo ed il permesso di soggiorno, mentre per i primi c’è il diniego delle Commissioni insediate presso le Prefetture con contestuale obbligo di tornare nei paesi di provenienza. – scrive in una nota girata alla stampa il consigliere regionale del Molise, Michele Petraroia – In realtà chi non ottiene il riconoscimento provvisorio per rimanere in Italia entra nella clandestinità e va ad ingrossare il mercato del lavoro nero e delle associazioni criminali. Solo tra coloro che sono sbarcati nell’ultimo biennio, sono 50 mila i migranti a cui le Commissioni del Ministero dell’Interno hanno negato il diritto d’asilo e sono rimasti sul nostro territorio. Come a dire che la questione va affrontata mutando le regole e facendo emergere dalla clandestinità le persone che comunque vivono nell’Unione Europea e in Italia. Per monitorare il fenomeno è indispensabile che le Prefetture facciano rispettare le regole nei centri di accoglienza, intervenendo con controlli minuziosi tesi ad isolare i rari elementi pericolosi che si sono infiltrati e confusi nella massa di profughi e rifugiati. Solo se il Ministero dell’Interno svolge questo controllo rigoroso a monte si possono limitare i casi delle figure a rischio, evitando di far pagare a tutti i migranti le colpe dei terroristi. Tra le prime ispezioni da effettuare c’è quello di verificare se le cooperative rispettano le convenzioni stipulate con le Prefetture sulle modalità d’accoglienza umanitaria, sulle funzionalità dei centri, sul personale, sul protocollo sanitario e sulle attività di inclusione e formazione. Non è possibile che ci siano cooperative che da mesi non pagano la retribuzione agli operatori e la Prefettura non interviene per scindere i contratti e far rispettare le regole».