CASTEL DI SANGRO – Il momento più bello nella vita di una donna, la gioia di un figlio, si è trasformato in tragedia per una giovane di Castel di Sangro che l’altra notte ha perso il suo bambino. La donna, A.O., 30 anni, era arrivata all’ottavo mese di gravidanza, ma una fatalità ha voluto che il piccolo abbia deciso di nascere con un certo anticipo rispetto alla data prevista. E così l’altra notte, accompagnata dai suoi familiari, ha iniziato la corsa verso l’ospedale.
Una corsa più lunga del previsto dal momento che nel presidio di Castel di Sangro, ormai da diversi anni, non esistono più né il reparto di ginecologia, né il punto nascite. Per questo motivo, la puerpera è stata portata in auto ad Isernia, struttura più vicina e più comoda da raggiungere rispetto a Sulmona. Ormai però era troppo tardi: il distacco della placenta non avrebbe lasciato scampo al bimbo. Nonostante il tempestivo parto cesareo, il feto è nato morto ed anche le condizioni della mamma sono ancora piuttosto critiche, sebbene non sia in pericolo di vita. Una tragedia enorme per i due genitori che aspettavano con ansia e trepidazione l’arrivo del loro primo figlio e che magari avrebbero potuto avere un’opportunità in più di salvare il loro bimbo se avessero potuto recuperare minuti preziosi recandosi in un ospedale sul posto e non in quello di Isernia, distante oltre quaranta chilometri.
L’episodio drammatico ha profondamente toccato tutta la comunità di Castel di Sangro, richiamando l’attenzione su una chiusura, come quella del punto nascite, mai completamente accettata dalla cittadinanza.
Anche in passato ci sono stati episodi simili, di madri che hanno partorito in auto lungo il tragitto verso l’ospedale, ma in questo caso il lieto fine non c’è stato. Un epilogo che forse dovrebbe essere spunto di riflessione sulle modalità di riduzione dei servizi.
Claudia Sette
dal quotidiano Il Centro