È l’Abruzzo-Molise la regione ecclesiastica con la maggiore presenza di sacerdoti in Italia, seguita da Umbria e Calabria; quelle con la minor presenza sono invece la Lombardia, il Lazio e la Puglia. Un primato positivo, perl’Abruzzo e il Molise, in un quadro generale preoccupante, fotografato da un’indagine dell’Istituto per il sostentamento clero della Cei, che vede le vocazioni diminuire costantemente: nel 2020, infatti, il totale dei sacerdoti era pari a 31.793 unità rispetto ai 38.209 del 1990. Dunque, in 30 anni, si è verificato un calo del 16,5% con 6.416 sacerdoti in meno per quanto, solo negli ultimi 10 anni, il clero è diminuito dell’11%.
Un calo delle vocazioni italiane, compensato da un ingresso sempre maggiore di sacerdoti stranieri nelle diocesi. Un dato che ha fatto registrare un incremento di oltre dieci volte, passando dai 204 ingressi del 1990 ai 2.631 del 2020. Prendendo come riferimento la popolazione generale, se nel 2000 solo il 3,4% dei presbiteri era straniero, nel 2010 il dato è salito al 6,6% per arrivare nel 2020 all’8,3%.
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