AGNONE. Il coronavirus non ferma le celebrazioni per ricordare la venuta di Papa Giovanni Paolo II ad Agnone. Venticinque anni fa (19 marzo 1995), il più grande pontefice che la storia ricordi, atterrò allo stadio “Civitelle” davanti una folla festante e guardato a vista dal suo angelo custode il prefetto Enrico Marinelli. Dopo cinque lustri la cittadina altomolisana rievoca, con emozione ed eterna gratitudine, la storica visita. Nonostante l’annullamento del convegno dal titolo “Giovanni Paolo II: un uomo, un pontefice, un santo” che si sarebbe dovuto tenere domani, 19 marzo, nel museo internazionale della Campana della fonderia Pontificia Marinelli, Agnone solleverà il canto di tutte le campane delle chiese a partire dalle ore 16,00. Inoltre, grazie l’impianto di filodiffusione, si potrà seguire dai balconi la santa messa, officiata don Onofrio Di Lazzaro e il saluto del sindaco Lorenzo Marcovecchio, figlio di Franco che nel 1995 accolse Wojtyla in quella che poi diventò la sua piazza. A conclusione della liturgia, prevista la benedizione di una campana offerta alla Missione dei Caracciolini in Congo dai padri dell’ordine che operano in alto Molise. La campana del diametro di 55 centimetri, per un di 100 chilogrammi e con nota musicale Fa, riporta l’effigie di San Giovanni Paolo II, l’immagine di San Francesco Caracciolo, lo stemma di Papa Francesco e l’Angelo Custode al quale è dedicata la Parrocchia in Beni in Congo.
“Aver ospitato un Santo nella propria, umile dimora, è stata la gratificazione più elevata e commovente che i Marinelli abbiano ottenuto nella storia millenaria della loro famiglia – sottolineano i titolari dell’antico opificio -. Una emozione sognata ed inattesa, immensa e rievocata con stupore persistente. Anni prima si era favoleggiato di una visita di papa Wojtyla in Agnone. Il prefetto Enrico Marinelli, responsabile della sicurezza del Papa, ne aveva, poi, sussurrato con estrema discrezione la possibilità – aggiungono commossi oggi i fratelli Armando e Pasquale Marinelli -. In effetti il programma non fu dichiarato mai definitivo dal Vaticano perché qualsivoglia imprevisto, avrebbe compromesso il viaggio vanificando aspettative e preparativi. E invece, in quel gelido pomeriggio, nel giorno in cui insieme a San Giuseppe si festeggiano tutti gli artigiani, il Pontefice scelse di varcare la soglia dell’officina più antica del mondo dove estro e capacità infinita del cuore, della mente e delle mani dell’uomo, creano strumenti sacri, forieri della voce di Dio. A riguardo – concludono i Marinelli – indimenticabili e già scolpite nella storia le parole che il Papa pronunciò: Ognuno di noi porta in sé una campana molto sensibile, questa campana si chiama cuore, questo cuore suona e spero che suoni sempre delle belle melodie”.