AGNONE – Ha compiuto da qualche giorno 48 anni ed oltre ad essere un ottimo sacerdote è senza dubbio il più tecnico conoscitore della materia sanitaria e non solo regionale. Parliamo di don Francesco Martino (nella foto), agnonese e parroco di Belmonte del Sannio e Villacanale, nonché cappellano ospedaliero del ‘San Francesco Caracciolo’. Da sempre strenuo difensore dell’ospedale alto molisano che l’ha portato a rivestire tutt’oggi i panni di responsabile della pastorale sanitaria diocesana. E proprio ieri l’altro il “don” era ad un tavolo tecnico anche sulla sanità insieme ai quattro vescovi del Molise nell’arcidiocesi di Campobasso. Ma don Francesco ora non vuol parlare del suo ultimo lavoro. Ovvero quello di una ripianificazione del debito sanitario della Regione Molise.
Uno studio tecnico molto approfondito che lo stesso sacerdote ha definito un “malloppo” di pagine e pagine che ha inviato al Ministero della Sanità. Argomentazioni valide e su presupposti che porterebbe, in maniera molto logica e funzionale, la Regione Molise ad un risparmio di circa quaranta milioni di euro annui. In sintesi in poco più di dodici anni il Molise ripianerebbe il debito economico che pesa come un macigno sull’economia regionale. E proprio la bontà dello studio inviato alle alte “sfere” governative da don Francesco, sta in una telefonata ricevuta l’altra sera dal funzionario Angela Stefania Lorella Adduce che informava il sacerdote che il plico, dopo attenta lettura, era ora all’attenzione del ministro Beatrice Lorenzin. Martino non vuole parlare, anche per scaramanzia, dell’argomento. “Ne parliamo dopo che eventualmente il Ministero terrà opportuno convocarmi” ha detto il sacerdote.
Ed infatti don Francesco ha già pronta la sua ventiquattr’ore piena di copie e carte per recarsi a Roma ed illustrare, ancora più approfonditamente, una proposta validissima, che sarebbe più di un toccasana per ogni singola unità operativa sanitaria operante in Molise e per il debito economico sanitario che, nonostante tagli insulsi, continua a lievitare nella nostra piccola regione.
Vittorio Labanca