«Fino a quando la sanità sarà materia di propaganda, nessuno farà un buon servizio all’Abruzzo»: lo dichiara Daniele Marinelli del Partito Democratico regionale.
Marinelli prosegue: “Il rifiuto del DG della ASL di Chieti di interloquire con alcuni primari, l’allarme lanciato dal Rettore dell’Università D’Annunzio sul futuro della facoltà di Medicina, le proteste dei Sindaci e degli operatori, la vicenda tutt’altro che chiusa dell’attacco alle banche dati della ASL aquilana sono solo gli episodi più recenti e visibili del grave deficit politico e organizzativo della gestione della sanità in Abruzzo. La lettura degli atti e soprattutto l’ascolto del disagio diffuso di cittadine e cittadini raccontano di una destra al governo della Regione che vive in un mondo parallelo».
«Il Partito Democratico ha il dovere di prendere una posizione severa e formulare proposte concrete. – va avanti Marinelli – La mole ingente delle risorse collegate alla fase covid e al PNRR diventa un inutile spot pubblicitario se, come stiamo verificando, nulla è stato ancora messo in cantiere, nessuna risposta arriva sul grave deficit di personale e c’è un calo continuo dei servizi e delle prestazioni sanitarie. Se leggiamo l’ultimo documento sulla rete ospedaliera abbiamo la brutta impressione che si tratti di una colossale presa in giro».
«E’ sufficiente guardare i tempi di attuazione previsti per rendersene conto. Solo a titolo di esempio, la soluzione al problema annoso dei DEA di secondo livello è annunciata entro due anni, i PPI, ultimo baluardo dell’emergenza nei presidi chiusi dal Programma Operativo di Chiodi nel 2010, dovranno essere sottoposti a monitoraggio e, entro il primo semestre 2024, avviati a trasformazione. Eppure a Gissi c’è già stata una riduzione dell’orario di apertura con una sollevazione, giusta, delle amministrazioni locali e dei cittadini. Insomma, nessuna soluzione ai problemi più gravi e molto fumo negli occhi. Andrebbe finalmente affrontato il problema del personale: dove i servizi ancora restano in piedi, si reggono sulla buona volontà di medici, operatrici e operatori, costretti ad attività sfiancanti e sugli enormi costi di turni aggiuntivi e straordinari di personale ormai allo stremo. Tutto questo mentre si accelera sul privato, le liste di attesa si allungano in maniera insostenibile e crescono i costi e i disagi legati all’incremento della mobilità passiva. Il sistema sanitario pubblico in Abruzzo è sempre meno universale. Ampie fasce della popolazione sono costrette a recarsi altrove per terapie e prestazioni. Chi può permetterselo, va dal privato. Chi non può, rinuncia a curarsi, in qualche caso si ammala o si aggrava».
«Alla politica, tutta, toccherebbe il compito di farsi carico del problema, ma la destra al governo della Regione è ormai arroccata sulla difesa dell’indifendibile. Una irresponsabilità certificata anche dal pericoloso sostegno del Presidente Marsilio al progetto dell’autonomia differenziata che infliggerebbe il colpo di grazia alla nostra Regione sfasciando definitivamente il sistema sanitario pubblico. Per questo toccherà a noi aprire una fase nuova, farci carico della domanda di diritto alla salute che arriva dall’Abruzzo. Ascoltando la voce dei territori, lavorando con umiltà e determinazione su un’altra idea di sanità. Senza alcuna propaganda, ma con proposte e soluzioni concrete, che rimettano al centro, finalmente, i bisogni delle persone».