Allo scadere dei 750 anni di vita, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, l’Università di Siena ebbe, per la prima volta, un rappresentante degli studenti eletto nelle file della destra. Fu Giovancarmine Mancini, giovanissimo, a portare al successo una lista di ragazzi che voleva opporsi alla sinistra egemonica a Siena e in tutta la Toscana.

Quel momento così luminoso della carriera di Mancini – diventato poi dirigente nazionale dei vari movimenti a cui ha aderito, vice sindaco e assessore alla cultura di Isernia – è uno dei momenti importanti raccontati da Andrea Bianchi Sugarelli in «Siena s’è dest(r)a», edito da Passaggio al Bosco e presentato qualche giorno fa nella sala del Circolo Almirante della città del Palio.
Relatori Carlo Pasquinuzzi, già segretario provinciale del Fronte della Gioventù, Giovanni Dimidri, già presidente del FUAN Siena e Lorenzo Rosso, già presidente provinciale di Siena di Alleanza Nazionale ed esponente di Fratelli d’Italia.
Il libro ripercorre la storia e l’evoluzione della destra senese neo-fascista, post-fascista e afascista dal 1944 al 2024. In un contesto segnato dal crollo del Monte dei Paschi, dalle inchieste giudiziarie che hanno colpito le istituzioni locali e da un significativo mutamento culturale e sociale, nel 2018 i movimenti nazionalisti e sovranisti hanno assunto un ruolo determinante nel cambio della guida amministrativa di Siena, dopo 74 anni di giunte comuniste e socialiste.
Con una ricerca capillare, minuziosa, l’autore racconta ottanta anni di storia nascosta, dal Movimento Sociale Italiano a Fratelli d’Italia, riportando alla luce episodi assolutamente sconosciuti.