I sindaci dell’Alto Molise e qualcuno dell’Alto Vastese al capezzale dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone, ormai un malato terminale.
Tempestivi i sedicenti amministratori locali di quello che in un tempo glorioso è stato l’Alto Sannio, tempestivi davvero. Chiudono la stalla quando i buoi sono fuggiti e da un pezzo ormai.
Ieri pomeriggio, nell’aula del consiglio comunale di Agnone, è andata in onda l’ennesima farsa messa in scena da questa genìa di politici o presunti tali.
Chi si strappa le vesti e i capelli invocando dimissioni in blocco, maggioranza e opposizione. A dichiaralo, tra lo stupore dei presenti, l’ex sindaco di Agnone, Gelsomino De Vita.
Di grazia, dottor De Vita, non era lei a cingere la fascia tricolore quando è iniziato il progressivo e inarrestabile smantellamento dell’ospedale? Perché non si è dimesso allora, quando era sindaco, invece di proporlo propagandisticamente solo oggi? Perché non è andato a Campobasso, in Regione, a rivoltare la scrivania in faccia al suo amico di partito, l’ex governatore Michele Iorio?
Un altro fenomeno è stato il vicesindaco di Agnone, Maurizio Cacciavillani. Fratturiano più dello stesso Frattura ha annunciato che è pronto addirittura a «disconoscere» il governo regionale nel caso in cui l’ospedale non venisse salvato. Al lancio della notizia pare che Frattura abbia tentato il suicidio. Quale misera esistenza lo aspetta, povero Frattura, senza la stima e il riconoscimento del vicesindaco agnonese.
E sulla stessa lunghezza d’onda più o meno tutti i sindaci e assessori intervenuti. Siamo una zona disagiata, le strade fanno schifo, d’inverno nevica e ghiaccia, il primo pronto soccorso è a un’ora abbondante di viaggio, e altre ovvietà del genere sono state partorite dalle menti illuminate degli amministratori locali. Tutte ovvietà, tutte verità che sono valide oggi come lo erano negli anni scorsi, anche quando è arrivato il primo colpo di mannaia contro il “Caracciolo”. Cosa hanno fatto, allora e fino ad oggi, questi sindaci, politici di razza? Si sono svegliati improvvisamente ieri dal loro lungo letargo?
A memoria ricordiamo qualche estemporaneo intervento sulla stampa locale e qualche inutile ordine del giorno votato dai vari consigli comunali di Abruzzo e Molise, poco più che carta straccia.
E, ovviamente, l’ormai famoso ricorso al Tar contro i tagli già realizzati, oggi che i giochi sono già fatti e i buoi, appunto, sono già scappati. Un costoso espediente per rimandare di qualche mese la demolizione sistematica dell’ospedale. Tra l’altro un’azione tardiva come un certificato di nascita consegnato ad un centenario in punto di morte.
In sostanza, il nulla, il vuoto pneumatico. I sindaci del territorio a cavallo tra Abruzzo e Molise non hanno mosso un dito, dormienti per anni. Proni al potere politico regionale, di qualsiasi colore (tanto tra Pd e Pdl non c’è alcuna differenza, governano insieme da un anno a Roma, ndr), non hanno fatto nulla per difendere il diritto alla salute dei propri concittadini, quei folli che ancora resistono e sopravvivono, senza servizi, sui monti del Sannio. Perché non si sono dimessi in blocco, ad esempio, negli scorsi anni, riconsegnando la fascia tricolore ai prefetti? Perché non hanno inscenato eclatanti azioni di protesta? Un blocco stradale, uno sciopero della fame, una interruzione simbolica di qualche servizio? Perché non hanno fatto venir meno il loro appoggio elettorale, in occasione del voto, ai soliti politicanti attaccati alle poltrone, quegli stessi personaggi pagati dodicimila euro al mese che oggi stanno smantellando il “Caracciolo”?
Perché solo ieri, quando l’ospedale di fatto già non c’è più, si è pensato (siamo fermi ancora al pensiero, ndr) di coinvolgere nella battaglia la cosiddetta delegazione parlamentare abruzzese e molisana? Non sarebbe stato meglio e più efficace agire in questo modo anni fa? Sempre ammesso che i parlamentari abruzzesi e molisani decidano di muoverlo qualche ditino contro la competentissima ministro Lorenzin.
Il problema è politico, lo ha ricordato ieri il lucidissimo consigliere Lorenzo Marcovecchio, un alieno rispetto ai suoi colleghi presenti all’incontro (l’unico che dovrebbe davvero dimettersi dalla carica per manifesta superiorità, ndr).
Tagliano i servizi nelle zone dove il costo elettorale dell’operazione taglio è minore. E’ così, ci sta poco da fare.
Già ed è questo infatti il problema: che la politica, la classe politica, dovrà tentare di risolvere questo caso spinoso, cioè il riconoscimento, per l’Alto Molise-Vastese, dello status di area particolarmente disagiata. Una tale ovvietà, in effetti, non è facile da riconoscere se ci sono di mezzo i politici.
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com
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