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  • Soldi ai nuovi residenti nei piccoli centri montani, Litterio: «Non contributi, ma giustizia sociale»

    A proposito dell’iniziativa regionale (legge regionale 32/2021 ) finalizzata a contribuire ad arrestare lo spopolamento nei Comuni delle aree interne e montane, il Movimento Difesa delle zone interne è, «ovviamente, favorevole perché parte dal presupposto che “tutto fa brodo”, ogni iniziativa che tende a favorire  la sopravvivenza  è da accettare».

    «A proposito – spiega il portavoce del Movimento, Domenicangelo Litterio – vorrei ricordare il convegno tenuto a Canneto il 14 settembre 2019, durante il quale fu data molta enfasi all’iniziativa della Regione Molise di premiare chi trasferiva la propria residenza in un Comune interno con ulteriori incentivi per chi vi creava un’attività d’impresa. Naturalmente abbiamo seguito e verificato gli esiti di questa iniziativa ed i riscontri, in tema di aumento demografico, non sono visibili. Vero è che alcuni Comuni “virtuosi” con amministratori di movimento, indipendentemente dalla legge incentivi, stanno registrando miglioramenti notevoli».

    Il Movimento, in quella sede di riunione a Canneto, fece le sue «proposte minime per un’inversione di tendenza raccomandando non contributi, ma giustizia sociale». Tradotto in concreto: istituire la cassa per le zone interne – con risorse da utilizzare soltanto nei Comuni interni per servizi, infrastrutture e promozione sociale: lavoro – istruzione – sanità; eliminare gravami fiscali per le piccole imprese ed attività commerciali; eliminare i costi di viaggio per gli operai che lavorano nelle zone costiere.

    «Insomma la Regione non dia soldi, ma eviti di chiederne ai cittadini» aggiunge Litterio, che poi chiude: «Dopo il convegno di Canneto e sulla questione contributi ai nuovi residenti ci siamo impegnati a dare qualche risposta: ammettiamo che arrivino nuovi iscritti nell’anagrafe dei nostri Comuni; sono cittadini residenti: che fanno? Come vivono? Esattamente come i residenti storici: in mancanza di lavoro, con servizi precari concessi come se non fossero diritti saranno costretti ad emigrare.  A che gioco giochiamo?».

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