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  • Spopolamento e taglio dei servizi sanitari, don Conti accusa: «Politica indegna, tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo»

    Non è salito sulle barchette della Flotilla, perché alla propaganda ideologica preferisce da sempre la concretezza dei gesti utili ed efficaci, ma ha consegnato, in questi giorni, in nome e per conto della Caritas diocesana di Trivento, nelle mani del parroco di Gaza, padre Gabriel, quintali di pannolini, cibo, vitamine, medicinali, latte e «settecento coperte per l’inverno che sta arrivando».

    Don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di Trivento, ha ricevuto ieri mattina, nella sala del Consiglio comunale di Agnone, a palazzo San Francesco, il “Premio Agnone del Molise contro lo spopolamento”, conferitogli dall’Università delle Generazioni e dallo stesso comune dell’Alto Molise. Dopo aver ringraziato l’ideatore del premio, Domenico Lanciano, il sindaco Saia, e il vicesindaco di Capracotta, Pasquale Di Nucci, don Alberto Conti, materializzazione concreta della Provvidenza in Alto Molise e nel mondo, ha “approfittato” della lieta occasione per lanciare all’opinione pubblica alcune considerazioni che toccano le coscienze nel profondo e chiamano all’azione.

    «Il tempo che viviamo è molto difficile, non soltanto per la violenza delle armi, ma anche per la violenza delle parole. – ha spiegato il sacerdote originario di Capracotta – Mi ha colpito il presidente Trump che ha dichiarato che se il piano di pace presentato non verrà accettato, gli Stati Uniti aiuteranno Israele a “finire il lavoro“. Ecco, vorrei ricordare che il lavoro è un’arte nobile, che non porta morte, ma genera vita. C’è aria di morte nel mondo, non solo a Gaza, perché in questo momento sulla faccia della terra ci sono cinquantasei conflitti in atto. La vocazione della Caritas è quella di ascoltare il territorio, il nostro territorio, per avere poi uno sguardo sul mondo, là dove la dignità dell’uomo viene ferita e calpestata. Lo statuto Caritas ci affida la missione di promuovere la testimonianza della carità.

    Devo confessarvi, però, che avrei preferito non ricevere questo premio. – ha aggiunto il parroco di Castelguidone – perché mi ricorda una realtà drammatica che non siamo riusciti a ribaltare: lo spopolamento e la progressiva desertificazione dei nostri paesi. Tutto questo crea la crisi delle comunità. Questo riconoscimento deve allora diventare un appello a noi tutti, alle istituzioni, alle famiglie e ai giovani affinché insieme possiamo provare ancora ad invertire questa rotta. Ma deve diventare soprattutto un appello alla politica, perché, sia chiaro, lo spopolamento, la mancanza di servizi adeguati, il diritto all’uguaglianza dei cittadini, sono affidati alle donne e agli uomini che i cittadini hanno scelto per fare una politica che costruisca il bene di tutti. Questo era lo Stato sociale che pezzo dopo pezzo stanno distruggendo. La politica non è esercizio del potere, ma è servizio. “L’arte sublime del servire“, come la chiamava il senatore agnonese Sammartino.

    Oggi, solo per fare un esempio, abbiamo visto tante passerelle politiche sul ponte Sente, ma quel viadotto resta chiuso. Lo stesso destino lo vediamo per l’ospedale “Caracciolo”, per anni punto di riferimento della sanità per l’Alto Molise e l’Alto Vastese. Ogni volta, nel corso degli anni, che si parla del nostro ospedale, arriva il politico di turno per rassicuraci che non chiuderà, mentre nelle stanze del potere si decide ben altro. In passato abbiamo anche fatto proteste, eravamo forse più motivati, c’era meno rassegnazione. Se questa terra sta correndo verso la desertificazione è anche responsabilità di noi tutti».

    Citando poi don Lorenzo Milani, don Alberto Conti ha indicato le uniche due “armi” che i molisani dovrebbero imbracciare: lo sciopero e il voto. «Nel 2014 abbiamo fatto della proposte concrete alla politica, portando a Trivento i presidenti della Regione Abruzzo e Molise. Nessuna della nostre proposte è stata accettata e realizzata. Contro lo spopolamento non basta l’impegno della Caritas e della Chiesa, ma occorre ridare dignità alla parola politica. – ha chiuso don Conti – Perché rimetta al centro la persona umana, con diritti uguali per tutti, quelli che sono scritti sulla Costituzione e nel Vangelo e la Dottrina della Chiesa. Ci sono momenti, ce lo ricorda don Luigi Ciotti, durante i quali tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. I momenti in cui la coscienza ci chiede di non rimanere neutrali. Oggi più che mai sentiamo il dovere di non tacere. Abbiamo bisogno di una speranza, con l’indignazione che ci apre gli occhi e con il coraggio che ci mette in cammino».

    Francesco Bottone

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