Stop al piombo nelle cartucce dei cacciatori. Stop all’utilizzo per gli animali del cosiddetto«farmaco killer degli avvoltoi e dei rapaci» (l’antinfiammatorio Diclofenac). Ma anche stop alla cattura di orche delfini e balene da destinare ai parchi acquatici. Sono alcune delle decisioni prese in sede Onu, all’11esimo meeting (Cop11) della Convenzione sulle specie migratorie (la convenzione di Bonn) svoltosi dal 4 al 9 novembre a Quito, in Ecuador. Decisioni, vincolanti per tutti i Paesi aderenti, Italia compresa, e che sono state accolte con soddisfazione dalle associazioni italiane per i diritti animali.
Il bando delle cartucce al piombo
Cartucce nel parco dell’Insughereta (foto Lipu, R.Aloi)
«Un risultato straordinario, che abbiamo sostenuto in ogni modo, e che farà bene agli uccelli migratori, alla natura e agli esseri umani». È il commento del presidente della Lipu-BirdLife Italia Fulvio Mamone Capria a proposito dela bando del piombo nelle cartucce dei cacciatori. Una soddisfazione dovuta dal fatto che, come spiega a Corriere.it il direttore generale della Lipu, Danilo Selvaggi, le decisioni prese a Quito sono vincolanti per l’Italia e tutti i Paesi che hanno aderito alla Convenzione di Bonn che tutela gli animali migratori con accordi a livello internazionale, adottata nel 1979 ed entrata in vigore nel 1983. A livello medico-scientifico sappiamo che l’avvelenamento da piombo è una patologia molto grave, chiamata Saturnismo, che può portare anche alla morte. Non a caso l’uso del piombo è vitato per moltissimi usi. «Il divieto vale ad esempio per vernici, carburanti, giocattoli – piega Selvaggi – proprio perché si tratta di una metallo tossico. Ma non vale per la caccia. Adesso però, entro il 2017, anche il settore armiero italiano, e non solo, dovrà adattarsi e prevedere leghe non tossiche nelle munizioni dei cacciatori». Un passo ulteriore rispetto al bando, ad oggi già attivo, dell’utilizzo delle cartucce al piombo nelle zone umide. «Tutti gli studi scientifici dimostrano quanto il piombo sia pericoloso per questo è stato già vietato nelle zone umide per evitare la contaminazione delle acque. Ma altrettanto tossico è in tutti gli altri casi: pensiamo alla quantità di pallini sparati da 800-900mila persone che in Italia ogni anno, per circa 4 mesi, vanno a caccia. Pensiamo ad esempio ai resti degli animali impallinati lasciati sul luogo (come accade nella caccia al cinghiale dove gli animali vengono eviscerati) e le quantità di piombo che altri animali ingeriscono. Una catena mortale che arriva fino all’uomo».