ANSA) – FROSOLONE (ISERNIA), 1 AGO – L’uso del veleno contro i cani utilizzati per la ricerca del tartufo è una pratica molto diffusa in Italia, ma ampiamente sottodimensionata e per questo sottovalutata. La Forestale, partendo dal Molise, regione tra le più ricche del prezioso tubero, lancia un progetto per contrastare questo fenomeno, lo fa utilizzando degli speciali cani antiveleno appositamente addestrati, cani che sono in grado di individuare e segnalare tutte le sostanze tossiche maggiormente utilizzate per confezionare i bocconi mortali.
Nel fine settimana appena passato a Frosolone (Isernia) la prima ‘uscita’ di Africa, si chiama così il cane che tra le montagne del Molise dà la caccia alle polpette avvelenate. Davanti a 150 persone, tra questi molti tartufai che con loro avevano una cinquantina di cani, si è tenuta una dimostrazione pratica e allo stesso tempo una esercitazione. Tutto rientra nel progetto nazionale ‘Life Pluto’, curato tra gli altri dal comandante provinciale di Isernia della Forestale, Luciano Sammarone. Nelle campagne di Frosolone, a coordinare l’iniziativa, c’erano invece il comandante della Stazione locale della Forestale, Fernando Di Bucci, e l’addestratore Andrea Lamarucciola.
“Spesso ci sono vere e proprie faide interne al mondo dei tartufai – spiegano i Forestali – che si contendono aree di raccolta e che per eliminare la concorrenza fanno ricorso a metodo distruttivo e pericoloso. Questo progetto è quindi finalizzato a contrastare l’uso di esche e bocconi avvelenati, una pratica illegale e barbara che ogni anno causa la morte di centinaia di animali, sia selvatici che domestici”. I cani antiveleno della Forestale, utilizzati anche in altre regioni d’Italia per scopi diversi, svolgono ispezioni periodiche nelle aree più a rischio e ispezioni di urgenza nel caso di segnalazione di carcasse o bocconi avvelenati, con lo scopo di bonificare il territorio da eventuale altro materiale avvelenato, prevenendo così altre morti di animali e consentendo di recuperare elementi utili per le indagini. (ANSA).