ANSA) – TERAMO, 15 MAR – Oltre 80 militari dell’Arma, con l’impiego di unità cinofile, impegnati nelle province di Teramo, Napoli, Ascoli Piceno e Ancona, nell’esecuzione di 11 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale dell’Aquila su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, detenzione illegale di armi e munizioni. Le basi operative erano ad Alba Adriatica e Martinsicuro, luoghi defilati rispetto alle rotte dei grandi traffici, ideali per imbastire una rete di smercio di tali quantità di droga, da riuscire a soddisfare il mercato teramano e quello marchigiano fino alla periferia di Ancona. Il traffico è stato scoperto dai carabinieri del Comando provinciale di Teramo, diretti dal colonnello Giorgio Naselli e coordinati dal tenente colonnello Luigi Delle Grazie: il risultato è stato l’arresto di 11 persone, quattro delle quali poste ai domiciliari, su disposizione della Procura distrettuale di L’Aquila, seguendo le tracce lasciate da Umberto Schettino, 48enne napoletano, secondo gli investigatori ben agganciato con i gruppi di Secondigliano. Da qui, la droga è arrivata fin nel teramano con un flusso continuo interrotto solo dall’arresto in flagranza di reato, lo scorso 17 agosto, di Daniele Malafronte, di Porto Sant’Elpidio (Fermo): aveva quattro chilogrammi di hashish, oltre uno di cocaina e 10 mila euro in contanti. Per gli investigatori teramani è stata la conferma che la pista era quella giusta. Da quel giorno, in sei mesi sono state messe le mani su tutta l’organizzazione, composta da persone di Martinsicuro, albanesi, residenti tra Abruzzo e Marche, e altri due napoletani. Un sistema rodato, che procurava qualsiasi tipo di stupefacente, dal fumo alle metanfetamine, e con una capillare attività di distribuzione, in particolare nelle discoteche, affidato soprattutto a donne. L’organizzazione, da quanto emerso dalle indagini, curava ogni dettaglio: dall’importazione della droga dal napoletano – con ripetuti viaggi su auto di piccola cilindrata per non dare nell’occhio -, alla suddivisione delle dosi, la vendita e anche il recupero dei crediti. In questo caso si faceva ricorso a minacce, danneggiamenti e pestaggi: ne sono la conferma il sequestro di una pistola Smith & Wesson con matricola abrasa, 20 proiettili calibro 7,65 e 220 cartucce calibro 20, oltre a un taser, il dissuasore di persone a scarica elettrica.
Traffico di droga, smantellata associazione di albanesi
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