LANCIANO – Oltre al diktat dei cinghiali, che nel corso di una riunione a Pescara ieri sera hanno prodotto un documento da presentare in Regione Abruzzo contenente quattro emendamenti, un’altra richiesta di «integrazione» al nuovo piano faunistico venatorio in via di approvazione arriva dall’Atc Chietino-Lancianese.
Nel documento approntato dall’Atc Chietino-Lancianese si legge testualmente:
1. Modifica delle disposizioni gestionali previste per le Zone di Rispetto Venatorio di tipo “B”, al fine di consentire la caccia agli ungulati selvatici in tutte le sue forme e non solo di selezione.
La modifica si rende necessaria per far sì che gli Atc possano affrontare con più efficacia il tema della gestione del cinghiale all’interno di questi istituti. Nel caso in cui rimanesse – come nel testo vigente – solo la possibilità di esercizio della caccia di selezione, praticamente, si limita lo sviluppo di questa tipologia di istituto. Infatti, gli Atc si troverebbero costretti a non istituire le ZRV di tipo “B”.
2. Modifica delle prescrizioni di esercizio della braccata in area “non vocata” portando il divieto di esercizio della braccata dagli attuali 500 metri lineari dai confini di Parchi nazionali e regionali, ZRC e Oasi di protezione a 200 metri.
La modifica si rende necessaria per favorire una migliore gestione venatoria del cinghiale in molti territori regionali in cui il rispetto di una distanza di 500 metri lineari dai confini degli istituti di protezione determinerebbe enormi criticità e disagi agli Atc e ai cacciatori. La riduzione di questa distanza contribuirebbe anche a rendere più efficace il prelievo della specie durante i tre mesi di caccia programmata, favorendo l’obbiettivo del Piano faunistico di massima riduzione delle consistenze del cinghiale nell’area non vocata.
3. Impegno da parte della Giunta e del Consiglio regionale a modificare con urgenza il Regolamento Regionale 1/2017 a seguito delle disposizioni del PFVR 2019-2023:
La pianificazione territoriale del cinghiale proposta dal PFVR (non contestabile sul piano tecnicoanalitico) può essere accettata solo a patto che venga modificato l’attuale Regolamento Regionale per la gestione degli Ungulati selvatici 1/2017 (NB: il problema, a nostro avviso, non è la pianificazione proposta dal PFVR, ma le indicazioni sulla disciplina della caccia in esso previste e, più in generale, l’attuale disciplina del prelievo del cinghiale disposta da un farraginoso e inadeguato Regolamento Regionale). Ne deriva che se il PFVR verrà approvato, contemporaneamente dovrà
essere modificato il Regolamento Regionale Ungulati, in cui dovranno essere urgentemente e inderogabilmente inserite le seguenti modifiche connesse alla proposte del PFVR e alle criticità gestionali del Cinghiale attualmente riscontrate:
a. inserire la possibilità per gli Atc di assegnare annualmente alle squadre in braccata zone ricomprese nell’area non vocata (anche sulla base di criteri meritocratici relativi alla realizzazione dei piani di prelievo minimi previsti): ciò si rende necessario perché, nelle zone costiere dove sussistono complesse ed estese condizioni ambientali che rendono difficile l’esercizio dell’attività venatoria al cinghiale (calanchi fortemente rinaturalizzati, canneti e “forteti”), l’attività delle squadre in braccata altamente “specializzate e professionalizzate” renderebbe molto più efficiente il prelievo della specie e la sua conseguente riduzione numerica in quest’area;
b. aumentare il numero minimo di iscritti delle squadre in braccata, ognuna delle quali per essere iscritta nell’ATC e per richiedere una zona di caccia dovrà essere costituita da un minimo di trenta a un massimo di ottanta cacciatori abilitati alla caccia al Cinghiale in forma collettiva,
compreso il caposquadra;
c. aumentare il numero minimo dei cacciatori per poter svolgere l’azione di caccia in braccata portandolo a n. 15 cacciatori oltre al caposquadra;
d. prevedere macroaree ciascuna con un TASP compreso tra 5mila e 20mila ettari, con confini nettamente individuabili e coincidenti con limiti fisici naturali o antropici, quali corsi d’acqua, strade e ferrovie, limiti amministrativi provinciali, limiti tabellati per la presenza di altri istituti faunistici;
e. prevedere Zone di caccia assegnate alle singole squadre (NB: anche in area non vocata) con dimensioni non inferiori a mille ettari e senza limite massimo di territorio;
f. in presenza di accordi tra squadre della stessa macroarea inserire la possibilità di redigere un solo verbale di braccata (a cura della squadra ospitante la battuta di caccia) così da conteggiare tutti i presenti (delle due squadre) al fine di raggiungere il numero minimo di cacciatori per effettuare la battuta di caccia.
NB: i punti di cui alle lettere a, b, c, d, e, f sono necessari al fine di evitare quanto sta succedendo dall’entrata in vigore del Regolamento Ungulati Abruzzo, ovvero l’eccessiva frammentazione del territorio degli Atc in piccole zone di caccia al cinghiale affidate alle squadre che, salvo alcune eccezioni, risultano poco efficienti nel prelievo, specie negli Atc costieri. Ciò, è necessario anche in considerazione del forte invecchiamento del mondo venatorio regionale e nazionale che impone, per affrontare con efficienza una caccia altamente tecnica e specializzata come quella al cinghiale in braccata, la scelta di affidare questa caccia a squadre numericamente più consistenti delle attuali e che possano agire su territori più ampi.