CASTIGLIONE MESSER MARINO – Riceviamo da Domenicangelo Litterio, portavoce del Movimento per la difesa delle zone interne, e pubblichiamo:
L’evento di ieri a Schiavi d’Abruzzo, con la realizzazione di un collegamento in video conferenza con il Politecnico di Milano e la conclusione degli studi di Matteo Pinnella, offre l’occasione per congratularci con il neo ingegnere che ha vissuto l’esperienza unica di discutere la sua tesi di laurea nello stesso paese e nella stessa scuola dove ha mosso i primi passi della propria formazione; inoltre offre anche il pretesto per cogliere, una volta tanto, un sentimento collettivo di compiacimento, non dico di orgoglio, per l’evidenza mediatica e la conseguente esposizione del paese e dell’intero territorio interno e montano. Si può anche essere lieti di questa circostanza perché può offrire qualche riflessione che ci solleciti ad avere il coraggio di assicurare anche ai ragazzi di oggi, la possibilità di compiere gli studi obbligatori nel proprio ambiente. Viviamo il tempo dei servizi erogati “per numero”: se non si raggiunge un certo numero di utenti il servizio viene dimezzato o tolto; il diritto viene negato. Nella scuola la logica dei numeri costringe ad accorpamento di classi o alla chiusura del plesso. Gli amministratori locali cercano soluzioni ma non possono contrastare la logica dei numeri. Ultimamente l’Eco si è anche interessato del polo scolastico Medio Trigno, proposto in aperta campagna, lontano dai centri abitati e senza servizi o infrastrutture di alcun tipo. Il progetto sembra avere esiti anche legali, ma comunque testimonia la lontananza del nostro sistema scolastico rispetto alle alternative che la scienza da tempo può offrire. L’evento di Schiavi d’Abruzzo dovrebbe essere colto anche come occasione per verificare l’impiego di mezzi telematici ed informatici nel campo della didattica. Il Movimento di difesa delle zone interne è disponibile ad estendere in ulteriore opportunità l’evento di Schiavi d’Abruzzo e verificare da subito, in via sperimentale, la possibilità dell’insegnamento polare da un posto di docenza unico e terminali interattivi locali con la presenza del facilitatore didattico. Sarebbe bello, dopo l’esperienza di Schiavi, ricevere non solo le congratulazioni e gli elogi, ma anche la disponibilità a risolvere il problema senza allontanare i bambini dai loro paesi ed offrire loro un percorso didattico completo, verificato e valutato secondo criteri standard e innovativi. Che senso ha far rimanere a casa i nostri ragazzi? Perché non cogliere ora l’occasione per mettere in prova da postazione remota un percorso di conoscenza? Stiamo dicendo di cogliere questa triste esperienza del coronavirus come opportunità per testare la didattica del territorio con i nuovi mezzi della tecnologia e della scienza.
Domenicangelo Litterio