VASTO – «L’assessore alla caccia della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente deve iniziare a pensare, anche in fretta, cosa fare a tutela delle colture agricole: gli ungulati, dopo mesi di stop al prelievo in controllo e in selezione, hanno praticamente campo libero».
Angelo Pessolano, presidente provinciale del Chietino dell’ArciCaccia, rilancia l’allarme cinghiali nel Vastese. Perché l’epidemia in atto non ha di certo arginato il proliferare indisturbato dei cinghiali. Anzi, proprio l’emergenza sanitaria, che ha comportato la sospensione delle operazioni di controllo gestite dalla Polizia provinciale e il mancato avvio della caccia di selezione, ha provocato, come conseguenza, un ulteriore aumento delle popolazioni di cinghiali. Questo ad ulteriore dimostrazione che senza l’attività di prelievo posta in essere da Polizia provinciale e cacciatori di selezione i branchi di ungulati si riproducono esponenzialmente, senza alcun freno. La natura non sembra affatto fare da sé, stando almeno agli avvistamenti diretti degli agricoltori e alle lamentele dei conduttori dei fondi. Lo stop forzato al prelievo con armi da fuoco non ha portato ad un naturale livellamento della popolazione di cinghiali, come propalato dai detrattori della caccia di selezione. Fave, piselli, ceci, grano, mais, ma anche colture di pregio come i vitigni sono esposti alle razzie senza freno di branchi sempre più numerosi di cinghiali. Anche Coldiretti, nei giorni scorsi, ha alzato la voce sulla vicenda, sostenendo che nei campi ci sono più cinghiali che braccianti e che quindi i prodotti non vengono raccolti e restano a completa disposizione dei cinghiali. Ed ecco, allora, l’appello di Pessolano all’assessore Imprudente: «Visto che la Regione Abruzzo vuole riaprire e riattivare le produzioni, sarebbe oltremodo opportuno assicurare protezione ad un comparto strategico come quello agricolo, che in Abruzzo rappresenta una parte importante della ricchezza prodotta. La Regione permetta ai cacciatori di selezione e alla Polizia provinciale di tutelare e difendere le colture dalle razzie dei cinghiali. Non c’è tempo da perdere».