Tra gli effetti collaterali della pandemia viene spesso citato, forse anche con una accezione positiva, il riappropriasi di spazi da parte degli animali selvatici, ma forse ad Agnone si sta esagerando. Diversi cinghiali sono stati avvistati, giorni fa, ma non è certo la prima volta, addirittura alle spalle di porta Sant’Emidio, praticamente ad un passo dal corso principale. I voraci ungulati, sempre più confidenti, si spingono fin dentro l’abitato, devastando colture, orti e raccolti.
L’ultima denuncia pubblica arriva da un cittadino di Agnone che ha postato sul suo profilo Facebook un video che mostra appunto le scorrerie dei cinghiali ad un passo dal centro abitato.
«Adesso basta. La misura è colma. Agricoltori, allevatori, hobbisti e tutti noi che amiamo la terra, non possiamo permettere che il nostro sudore ed il nostro sacrificio sia ignorato da tutti. Questa è la situazione alle porte di Agnone, dietro porta Sant’Emidio. Cosa stanno facendo Comune, Provincia, Regione, Coldiretti ed enti vari?».
La presenza massiccia di cinghiali è un problema di carattere nazionale. In Molise qualche timida manovra contro gli ungulati infestanti è stata fatta. Ad esempio l’assessore Nicola Cavaliere ha attivato la caccia di selezione. Questo permette ai cacciatori di abbattere cinghiali praticamente tutto l’anno, almeno in linea teorica. Al momento, infatti, questa pratica di prelievo non è ancora stata riattivata, sempre per via della pandemia in atto. Cavaliere ha anche tentato di andare oltre, puntando all’ampliamento della stagione venatoria propriamente detta, quella che parte in autunno e dura qualche mese. In quel periodo, in effetti, vengono abbattuti molti cinghiali con al tecnica della braccata, qualche migliaio dicono i dati ufficiali. Il problema è che si tratta di un elevato numeri di abbattimenti concentrati in un arco temporale troppo ristretto. Risultato: i cinghiali prolificano forse ancor di più. Una sorta di circolo vizioso.
Ecco allora l’utilità della caccia di selezione, per spalmare il prelievo su tutti i mesi dell’anno. Ma meglio ancora, e qui la Regione Molise è ancora in forte ritardo, bisognerebbe attivare il controllo delle popolazioni di cinghiali, come fatto in altre regioni, nel confinante Abruzzo ad esempio. Il controllo non è caccia, esula dunque dal rispetto delle tempistiche vincolanti invece nel caso dell’attività venatoria. Il controllo, in Abruzzo ad esempio, viene attuato dalla Polizia provinciale e da una sorta di task force composta dai proprietari o conduttori di fondi muniti di licenza di caccia, ovviamente, e dell’abilitazione da selecontrollore. E i dati degli Atc Abruzzesi dimostrano che controllo e selezione riescono ad essere più efficaci ed efficienti della braccata. Insomma, basterebbe copiare qualche idea e qualche protocollo dalle realtà vicine. Assessore Cavaliere, che dici, ci vogliamo provare anche in Molise?
L’alternativa, anche per i piccoli orti di famiglia, è quella di recintare tutto, ma bisogna mettere mani al portafogli e il gioco non vale la candela…