«La tutela della salute, nostra, delle nostre famiglie e delle comunità nelle quali viviamo viene prima del nostro posto di lavoro e quindi possiamo annunciare che se dovessero realmente arrivare i migranti dal centro di Gissi, dove è stato accertato un cluster di positivi al Covid, noi non prenderemo servizio».
Proclamano dunque lo stato di agitazione gli operatori del centro accoglienza migranti di Schiavi di Abruzzo, chiuso nelle scorse settimane e riaperto all’improvviso, dalla sera alla mattina, per far posto ad una ventina di profughi provenienti dal Cat di Gissi. Si tratta di persone sottoposte a tampone per il Covid risultato negativo, ma la preoccupazione del personale e la tensione in paese salgono.
«Siamo stati richiamati dalle ferie senza alcun preavviso, oggi per prendere servizio domani. – continuano gli operatori del centro sul Monte Pizzuto – Ci hanno riempito la testa con la pandemia, il Covid e le precauzioni da prendere, ora ci obbligano a tornare a lavorare senza che nella struttura ci siano le condizioni minime per garantire la sicurezza degli ospiti e di noi operatori. Non ci hanno fatto seguire un corso di formazione su come gestire eventuali casi positivi o sospetti positivi, ad esempio, né su come utilizzare in maniera sicura i dispositivi si sicurezza individuale. In queste condizioni – proseguono i dipendenti – noi siamo disposti a rinunciare al nostro posto di lavoro per il bene e la salvaguardia della salute delle nostre famiglie e delle comunità dei nostri paesi»