«Non c’è nessuna opposizione da parte del sindacato all’attivazione del servizio di tamponi Covid presso l’ospedale “Caracciolo” di Agnone».
Chiaro oltre ogni ragionevole dubbio interpretativo Bruno Delli Quadri, delegato sanità pubblica Cisl Fp nonché unico Rsu aziendale dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone, che interviene pubblicamente a fare chiarezza in merito alla questione che anima da giorni il dibattito in città: l’attivazione del servizio tamponi per la ricerca del Covid presso l’ospedale cittadino.
L’Asrem, nei giorni scorsi, ha diramato un avviso interno per la ricerca di personale infermieristico in modo da implementare le attività diagnostiche sul territorio. L’attività sarà svolta al di fuori dell’orario di servizio, anche nelle ore notturne se necessario, ma su base volontaria e remunerata come straordinario. In sostanza gli infermieri interessati dovrebbero rendersi disponibili alla raccolta dei tamponi su tutto il territorio regionale, ma al di fuori del normale orario di servizio. Questa la “clausola” contestata. Il sindacalista Delli Quadri va oltre, spostando l’attenzione sulla sicurezza più che sul disagio del personale nel doversi spostare in lungo e in largo su tutto il territorio molisano.
«L’attività diagnostica Covid si può fare in ospedale, anche qui al “Caracciolo”, ma per chi magari ha necessità di essere sottoposto a tampone per poter rientrare al lavoro o a scuola. – spiega il referente regionale del sindacato per l’Abruzzo e il Molise – Altro discorso è l’attività a domicilio, quella di cui si occupa il Dipartimento di prevenzione regionale. Mi pare del tutto evidente che i due servizi devono essere distinti e separati per motivi di sicurezza. Cosa potrebbe accadere, infatti, se un infermiere ospedaliero rimanesse contagiato durante uno di questi controlli a domicilio dei pazienti e poi, asintomatico, facesse da vettore per il virus portandolo fin dentro il reparto dell’ospedale dove normalmente presta servizio? Chiunque capisce che sarebbe un grosso problema che metterebbe in pericolo i pazienti ricoverati e il resto del personale ospedaliero.
Dunque, i due servizi devono essere assolutamente tenuti separati. Vanno create delle squadre ad hoc, appositamente per i tamponi a domicilio. Quel personale non deve assolutamente tornare a lavorare in reparto all’interno dell’ospedale».
Francesco Bottone