• Editoriale
  • #SonoUnEversore… e pure incazzato nero!

    In Italia si è perso anche il senso del ridicolo.

    Un ultraottantenne che ha sempre campato di politica, stipendiato profumatamente dai contribuenti italiani da sempre, dagli anni ’50, esponente principe della casta si presenta in tv e ti spara un allucinante pippone sull’antipolitica definendola addirittura eversiva.

    Come se la causa dei problemi dell’Italia non fossero i delinquenti pluripregiudicati che occupano con i rispettivi osceni deretani le poltrone dorate dei palazzi del potere, tangestisti di professione, corrotti e corruttori, ladri patentati, affamatori del popolo e distruttori di sogni delle future generazioni, ma il pericolo eversivo rappresentato da chi si indigna contro questo stato di cose, da chi denuncia lo schifo che è ovunque, dal più piccolo Comune al Parlamento, da chi si incazza perché mentre la casta naviga nell’oro, tra puttane e bollicine di champagne con i soldi degli italiani, le famiglie, i papà e le mamme hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, a comprare il regalo di Babbo Natale ai propri figli.

    E’ la politica, questo modo schifoso e dilagante di fare politica, che dalla tangentopoli degli anni scorsi non è praticamente cambiato di una virgola, ad alimentare l’antipolitica. E per fortuna, aggiungerei. Vuol dire che gli italiani non sono completamente rincoglioniti, non ancora almeno. Vuol dire che c’è ancora qualche coscienza attiva, qualche cervello acceso, qualche cuore pronto a pulsare, ad emozionarsi e ribellarsi per un diritto negato, per un sopruso subito. Vuol dire che c’è ancora chi non è colluso con la casta, chi non mangia di e con la politica, ma è libero, ancora libero.

    Secondo il dizionario della lingua italiana l’eversione è “ogni azione e movimento che impiega mezzi violenti anche terroristici per rovesciare il potere costituito” e l‘eversore quindi è “chi mira a rovesciare l’ordine costituito”.

    Ma se il potere costituto è formato da ladri e briganti, da intascatori impuniti di mazzette come le cronache, ininterrottamente dal dopoguerra ad oggi, dimostrano in maniera incontrovertibile, forse l’eversione non è un problema o un danno, ma diviene una cura, un rimedio, l’unico possibile. Ma senza ricorrere a mezzi violenti o terroristici, basterebbe saper usare il diritto di voto che ancora abbiamo, almeno sulla carta, per essere eversivi in senso positivo e mandare a casa la masnada di politicanti e affaristi che affolla i Consigli regionali, i Comuni, il Parlamento e il Governo.

    Rovesciare un ordine costituto fatto di ladri e delinquenti è un obbligo morale e civile, senza spargimenti di sangue e assalto al Palazzo d’Inverno, ma con il voto.

    «Mi viene spontanea una domanda al presidente Napolitano: ma lei mentre la Repubblica affondava nel fango, lei dov’era? Su Marte?».

    Domanda spontanea e legittima, ovvia. Napolitano è stato parlamentare dagli anni ’50, più volte ministro, eurodeputato, ora presidente della repubblica a vita, cosa ha fatto, di grazia, per evitare lo sfascio e il degrado che è dentro il cuore delle istituzioni? Non si è mai accorto di nulla pur avendo a disposizione una visuale dall’interno dei palazzi del potere?

    La domanda, che sottoscriviamo, è stata formulata da Beppe Grillo che poi, sempre dal blog, chiede a Napolitano: «Non si sente responsabile di quel che è successo? Chi è l’antipolitica, lei o io che mi dichiaro eversore?».

    Già, chi è l’antipolitica? Chi è il vero eversore? E’ più eversivo un politico corrotto o un antipolitico onesto? La risposta è ovvia, come rimarcato a Radio Vaticana dall’arcivescovo di Campobasso, monsignor Bregantini. 

    E allora lo confesso, anche io sono un eversore, un pericoloso eversore, il vecchio comunista asserragliato nel palazzo che fu dei Papi e dei Re ha ragione. Perché credo, pensiero eversivo, che i ladri debbano stare in carcere e non in Parlamento; perché reputo immorale che un consigliere regionale percepisca 12mila euro di indennità più quattromila e cinquecento euro di rimborsi forfettari senza necessità di presentare neanche uno scontrino; perché credo che i cittadini, anche quelli che vivono nell’entroterra montano, debbano avere gli stessi diritti e gli stessi servizi di chi abita in città; perché mentre la Regione Abruzzo stanzia sessantamila euro per una sola serata a Pescina dedicata a Silone, non ha poi i soldi per pagare un medico che salga a bordo dell’ambulanza di Castiglione Messer Marino per salvare qualche vita.  E potrei continuare l’elenco per giorni, rischiando però di vomitare dal nervoso. 

    Lo confesso, a voi cari e affezionati lettori, #SonoUnEversore. 

    Un eversore incazzato nero!

    E il problema più grande è che sono anche fiero di esserlo.

    Francesco Bottone

    effebottone@gmail.com

     

     

     

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