Una nuova ordinanza, fresca di firma, per rettificare un “ordine” un po’ azzardato dato in precedenza, risultato inopportuno e forse anche illegittimo. Il sindaco di Agnone, Daniele Saia, ha firmato ieri l’ordinanza numero 10 con il seguente oggetto: “Rettifica Ordinanza nr.8/2021 in merito allo svolgimento delle celebrazioni liturgiche nel territorio del Comune di Agnone”. Il primo cittadino ha ritenuto di dover rettificare la citata ordinanza nr.8/2021 precisando che «è consentito lo svolgimento delle cerimonie religiose», bontà sua, a differenza di quanto scritto in precedenza. L’unica prescrizione possibile è che «le stesse celebrazioni liturgiche avvengano senza la partecipazione dei fedeli».
Già, perché un sindaco può vietare ai fedeli di andare fisicamente in chiesa, al netto delle competenze di altre autorità in materia, ma non certo ai sacerdoti di celebrare. Anche perché per il sacerdote celebrare la messa è un dovere giornaliero codificato dal diritto canonico, materia sul quale un’ordinanza del sindaco non ha certo alcun potere di intervento. Evidentemente il sindaco Saia si è accorto della gaffe fatta ed è corso ai ripari, anche se i più informati parlano di un rimprovero arrivato addirittura dalla Curia di Trivento.
Se il vescovo Claudio Palumbo abbia rimproverato Saia possono saperlo, con certezza, solo i diretti interessati. Quel che è certo è che Saia riconosce di aver ecceduto nel suo potere di sindaco e torna sui suoi passi precisando che «sono consentite le celebrazioni liturgiche nelle chiese e nei luoghi di culto, con la prescrizione che le stesse avvengano senza la partecipazione dei fedeli». «Sono invece consentiti i riti funebri nelle chiese e nei luoghi di culto con la presenza dei soli familiari e comunque entro il numero di dieci persone» aggiunge Saia al termine dell’ordinanza. Insomma, si può ancora morire e celebrare il rito delle esequie. Non c’è pandemia che tenga.
Francesco Bottone