Dovere, rispetto delle regole, legalità, partecipazione, solidarietà. Sono le parole, che sottintendono altrettanto alti valori, riecheggiate nella piazza di Castelguidone nel pomeriggio di oggi. A pronunciarle non proprio l’ultimo arrivato, bensì il procuratore nazionale antimafia, nemico giurato del clan del Casalesi, il dottor Federico Cafiero De Raho.
Ad ascoltarlo, per dovere istituzionale, ma anche per rispetto e forse addirittura per piacere personale, il Questore di Chieti, Annino Gargano, insieme alla vice questore vicario Patrizia Traversa, al vice questore aggiunto Fabio Capaldo, dirigente del commissariato di Vasto, per la Polizia di Stato. Per l’Arma, il vice comandante della Legione Carabinieri Abruzzo e Molise, il colonnello Antonio Buccoliero, il vice comandante provinciale dei Carabinieri, il tenente colonnello Pietro D’Imperio, il vice comandante della compagnia carabinieri di Atessa, il tenente Federico Ciancio. Dozzine di uomini in divisa e in borghese, tra Digos di Chieti, cinofili, artificieri e scorta personale del procuratore nazionale.
Due vescovi di Santa Romana Chiesa: monsignor Valentinetti e monsignor Palumbo. Poi i cittadini comuni, giovani e anziani, insegnanti, maestre e, si parva licet, qualche cronista. E la cosiddetta classe politica? Assente ingiustificata. Erano presenti, ovviamente, ci mancherebbe, il sindaco di Castelguidone, Donato Sabatino, che ha fatto gli onori di casa. Mosche bianche il vicesindaco di Montefalcone, Gigino D’Angelo, sempre e da sempre in trincea, e l’ex assessore regionale del Molise, Michele Petraroia. Defilato, il vicesindaco di Agnone, Giovanni Di Nucci. Stop, almeno non ne abbiamo riconosciuti altri.
Parla in piazza il procuratore nazionale antimafia e nessun sindaco di zona, del Vastese, ma anche dell’intero Chietino, o del vicino Molise, avverte la necessità istituzionale di rappresentare le comunità di cui sono espressione restando in religioso silenzio ad ascoltare un servitore dello Stato che vive sotto scorta per garantire a tutti la legalità e la libertà? E i consiglieri provinciali? Il presidente Pupillo, tanto per citare qualcuno? E i consiglieri regionali, quelli da dodicimila euro al mese di indennità? Quelli che un giorno sì e l’altro pure si riempiono la bocca di legalità, cosa avranno avuto di tanto importante da fare per giustificare la loro assenza, oggi pomeriggio, in quella piazza ingrata? Il governatore Marsilio, ad esempio, o il suo collega molisano Toma: non pervenuti. Il procuratore nazionale antimafia viene a perdere il suo prezioso tempo a Castelguidone, rischiando la vita insieme alla sua scorta negli spostamenti lungo la Penisola, e la politica, dai sindaci ai consiglieri regionali, resta del tutto indifferente.
Si giustificheranno dicendo di non essere stati invitati da quel folle visionario di don Alberto Conti, motore della Caritas diocesana di Trivento. Ma quando parla il procuratore nazionale antimafia, la personificazione dello Stato e della lotta alla malavita organizzata, non c’è bisogno dell’invito, si va, si ha l’obbligo morale, politico e istituzionale di essere presenti, in silenzio e con il cappello in mano.
C’è lo Stato, ci sono i suoi servitori, i cittadini e poi, a latere, ci sono i politici, che rappresentano qualcosa di altro, fastidiosamente distante anni luce dalla società e dai valori sui quali si fonda. Non hanno fatto una bella figura, i sedicenti politici, compresi gli onorevoli e i senatori di zona, ma il vero problema è che non se ne sono neanche accorti.
Francesco Bottone
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