Dal paese delle campane a quello delle aquile. Potrebbe essere questa la sintesi del paragrafo contenuto nel libro della giornalista Ilaria Lia, dal titolo “Albania Italia, andata e ritorno“. La storia che sfocia nei grandi esodi, il legame solidale promosso dopo gli sbarchi e soprattutto l’impegno lì in Albania della Caritas diocesana di Trivento, guidata dall’instancabile don Alberto Conti, sono alcuni dei temi toccati dal libro di Ilaria Lia. «La diocesi di Trivento è presente in Albania dal 1993. – si legge nel capitolo dedicato alle opere della piccola, ma operativa Caritas molisana – Tra i progetti solidale sostenuti, quello della “campana della Pace“, promossa da don Antonio Sciarra e dai ragazzi albanesi Ambasciatori di pace. Racconta – continua la giornalista – la volontà di superare la tragedia suscitata dallo scandalo delle finanziarie piramidi e il turbamento sociale conseguente, che ha comportato l’uso sconsiderato delle armi, da superare con un’iniziativa del tutto positiva. La campana viene forgiata ad Agnone, dalla pontificia fonderia Marinelli, utilizzando i bossoli raccolti dai ragazzi nei campi della Zadrima».
E ancora: «La campana contribuisce a suscitare un clima di attenzione alle vicende del popolo albanese». La Caritas diocesana, come riportato dalle cronache del tempo, negli anni dell’emergenza ha donato al popolo albanene qualcosa come 92 milioni di lire, frutto della solidarietà spontanea dei fedeli della chiesa triventina. A gestire quei fondi la missione di don Sciarra con sede a Blinisht, nel Nord dell’Albania, soldi impiegati per opere sociali. A Koman, ad esempio, viene piantato un frutteto, e viene realizzato un poliambulatorio, come anche una scuola. La guerra dei Balcani, con gli orrori della pulizia etnica ordinata da Milosevic, riattiva la Caritas guidata da don Alberto. Il parroco di Castelguidone è tra i primi a recarsi sul posto durante la guerra e lì, insieme ai suoi confratelli della missione, accoglie la dodicenne Lavdie, costretta ad assistere alla fucilazione dei genitori e con le scarpe ancora intrise del loro sangue. Lì la Caritas allestisce una tendopoli da cinquecento posti per accogliere i kosovari. «E’ incredibile come la più piccola Caritas diocesana d’Italia riesca ad esprimere così tanti e duraturi coinvolgimenti nella terra delle aquile» scrive Ilaria Lia a chiusura del capitolo dedicato alle opere benemerite della macchina da guerra della solidarietà guidata da don Alberto Conti.