«I non vaccinati possono mettere in crisi i nostri ospedali». Questa la conclusione di Jacopo Vecchiet, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale di Chieti dopo una notte difficile, durante la quale sono stati ricoverati altri quattro pazienti, in un reparto già affollato. «Questa è la realtà – aggiunge – che va raccontata per dire le cose come stanno, senza drammatizzazioni. Un mese fa avevamo 8 ricoverati per Covid-19, oggi ne abbiamo 30 e siamo al limite della dotazione di posti letto delle Malattie infettive, col fiato sospeso nella speranza che non ne arrivino altri. Il ricovero si rende necessario per i non vaccinati perché hanno problemi respiratori importanti, diversamente dalle persone che hanno completato il ciclo vaccinale per le quali l’infezione si manifesta con sintomi ben più lievi».
Il racconto di chi è sul campo centra il punto di queste ore nelle quali i contagi aumentano in modo sensibile anche nel territorio della provincia di Chieti, riproponendo scenari purtroppo noti, e conseguenti assetti pure questi già noti. Come la rimodulazione di alcune attività per ampliare l’offerta Covid, e rendere disponibili più posti letto. A tal proposito il Direttore generale della Asl Thomas Schael è tornato a riunire l’Unità di crisi per definire le mosse necessarie per fronte alla nuova ondata pandemica, partendo dalla riconversione, qualora necessario, della Pneumologia dell’ospedale di Chieti e dei posti letto di Day Surgery a Vasto. Inoltre, sempre al fine di poter rispondere adeguatamente a esigenze determinate da nuovi contagi è stata decisa la riattivazione, presumibilmente a partire dal 20 dicembre, della Medicina Covid ad Atessa fino a 10 posti letto, e analogamente presso la Rsa di Casoli. Come già accaduto in passato, tali presidi sono coinvolti nell’azione di alleggerimento dei reparti Covid di Chieti e Vasto, destinati a cure di media e alta intensità.
Nel corso della riunione dell’Unità di crisi si è fatto riferimento anche all’utilizzo degli anticorpi monoclonali, con i quali sono stati già trattati più di 200 pazienti, che rappresentano una cura efficace con buone ricadute anche sul sovraffollamento degli ospedali. «E’ il caso di sottolineare la validità di questo trattamento – sottolinea Schael – che se fatto per tempo mette in salvo i malati senza necessità di ricovero, liberando posti letto per i malato gravi. E’ importante che la selezione dei pazienti eleggibili venga fatta in fretta, perché il fattore tempo è essenziale per tale trattamento».
L’uso degli anticorpi è autorizzato in soggetti di età superiore a 12 anni, positivi e non ospedalizzati per COVID-19, che presentano sintomi moderati da non oltre 10 giorni, e con uno o più fattori di rischio. A individuare i candidabili possono essere medici di medicina generale, pediatri, medici delle Usca e in generale medici che entrano in contatto con pazienti affetti da Covid di recente insorgenza e con sintomi non troppo marcati.
«L’importante è arrivare presto – conclude Vecchiet – e indirizzare altrettanto precocemente il paziente alle Malattie Infettive di Chieti e Vasto, le unità operative identificate per la prescrizione e la somministrazione della cura. La nostra esperienza con i monoclonali è assolutamente positiva, ma esprimono tutta la loro efficacia se usati ai primi sintomi della malattia».