«Buona sera, qualche giorno fa sono stato in un paese che non conoscevo; si chiama Pescopennataro, in Molise. Ci sono due negozi di alimentari, un bar, una bottega, una scuola, un campo di calcio, una chiesa e una statua di Pinocchio». E’ iniziata così, con queste parole pronunciate e scandite da Marco Damilano, la puntata di “Il cavallo e la torre” dedicata al «paese degli abeti e delle pietre», il piccolo borgo dell’Alto Molise considerato dallo stesso giornalista quasi il simbolo di «un’Italia spezzata».
Lunedì sera, infatti, ai piedi del cavallo Rai di viale Mazzini, Marco Damilano ha dato avvio alla sua esperienza sulla tv di stato, alla conduzione del nuovo programma informativo “Il cavallo e la torre”. La striscia quotidiana di dieci minuti, inserita nel palinsesto di Rai3 per raccontare «la politica, i poteri, le persone», è partita dal racconto di un piccolo paese dell’Alto Molise, Pescopennataro appunto. In primo piano, neanche a dirlo, lo spopolamento, inarrestabile, nonostante qualche espediente posto in essere dalle amministrazioni comunali che si sono date il cambio alla guida del pugno di case arroccate sulla falesia a picco sulla vallata del Sangro.
«Il paese è fatto da persone anziane che purtroppo vengono a mancare e non ci sono posti di lavoro; dispiace sempre quando un ragazzo lascia il paese, ma cerchiamo di non abbandonarlo, perché se lo facciamo anche noi giovani è la fine». Così, mentre avvita bulloni, Piergiulio Litterio, già capitano della squadra di calcio di Agnone e con oltre cinquecento presenze in campo tra i calciatori più longevi del club granata.
Poi le telecamere della Rai si rivolgono verso la sindaca del posto, Carmen Carfagna, che punta il dito contro i politici che non sanno fare altro che promettere: «Pescopennataro rientra pienamente nell’alveo di quei comuni spopolati delle aree interne che vengono drammaticamente dimenticati nei periodi “normali” e poi vengono riabilitati nei periodi elettorali con grandi, grandissime promesse che vengono puntualmente disattese».
Spopolamento, dunque, e le cicliche prese in giro dei politici, questo denuncia la sindaca di Pescopennataro la quale spiega come per decenni non si siano registrate nascite in paese. Una tendenza negativa interrotta qualche anno fa, ma solo grazie ad un progetto di accoglienza che ha portato in paese coppie di migranti. «Ci sono persone antiche e resistenti, simili agli abeti e alle pietre» ha commentato Marco Damilano, mandando in onda la breve intervista a Gennarino e Angelina, una coppia di anziani del posto, «186 anni in due», che hanno ricordato la fame, la distruzione, i lutti, i bombardamenti durante la guerra, «una memoria vivente». Hanno sempre votato, Gennarino e Angelina, ma questa volta probabilmente non andranno alle urne. Non per gli acciacchi della vecchiaia, ma perché «quelle persone che c’erano prima non ci sono più». Non le stesse persone, evidentemente, ma il riferimento è ad una classe politica che, nel corso degli anni, ha perso spessore e lustro.
Sedici milioni, secondo Damilano, sono gli italiani confusi e indecisi che probabilmente, come la coppia di anziani di Pescopennataro, non andranno a votare il 25 settembre. Una percentuale che sfiora il quaranta per cento. E in chiusura, mentre passano i volti dei residenti di Pescopennataro, Damilano lancia un appello ai leader della politica: «Quei sedici milioni non sono un numero, sono un popolo, sono le persone di cui la campagna elettorale non parla. A molto possono rinunciare, ma non alla dignità e non alla speranza».
Francesco Bottone
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