«Bisogna salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna».
E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla notizia che la Commissione Europea ha aperto una consultazione pubblica per decidere di modificare o “rendere più flessibile”, lo status di specie protetta del lupo la cui concentrazione in alcune regioni europee «è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per l’uomo» con «l’invito le autorità locali e nazionali ad agire laddove necessario».
In Italia si è registrato un forte aumento da nord a sud della popolazione di lupi, stimata dall’Ispra nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola mentre il numero di pecore è diminuito di circa il 10% negli ultimi cinque anni secondo l’analisi della Coldiretti.
«Il lupo è tornato a popolare vaste aree della nostra regione, non solo montane, in quanto questi animali scendono dalle montagne inseguendo le loro prede, come i cinghiali, e pericolosamente si avvicinano sempre più anche ai centri abitati anche di grandi dimensioni. Ultimo episodio, in ordine di tempo, si è verificato qualche settimana fa in contrada Feudo, alle porte di Campobasso, dove un socio allevatore ha subito la perdita di 13 pecore, sbranate dai lupi che sono riusciti ad entrare nella stalla, posizionata a pochi metri dall’abitazione, scavalcando la recinzione in ferro posta a difesa degli animali. Un episodio che deve far riflettere anche sulla pericolosità di questi selvatici per l’uomo» continua Coldiretti Molise.
«Dal punto di vista economico, oltre a fare la conta dei danni diretti, relativi alla perdita degli animali uccisi (il valore commerciale di una pecora è superiore alle 200 euro mentre quello di un agnello è di circa 100 euro) gli allevatori subiscono anche un danno indiretto in quanto lo stress subito dagli animali “superstiti” provoca drastiche riduzioni della produzione di latte, fattore questo che fa lievitare enormemente i danni».
«Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e degli allevatori – afferma il Direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – che con coraggio continuano a presidiare montagne e campagne garantendo la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – aggiunge Ascolese – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città».
Per questo Coldiretti Molise ritiene «necessario e non procrastinabile un censimento della specie, ponendo in essere ogni utile azione per individuare e tutelare il “vero” lupo, distinguendolo dagli ibridi o dai cani inselvatichiti, che rischiano di farlo scomparire del tutto, così come è praticamente scomparso il “vero” cinghiale originario italiano. Sono essenziali misure di contenimento per non far morire i pascoli e costringere alla fuga centinaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l’allevamento risulta essere l’unica attività praticabile, ma anche tanti giovani che faticosamente e coraggiosamente sono tornati in campagna».