Che il ponte sul Sente sia stato dimenticato dalle istituzioni è una ovvietà sotto gli occhi di tutti, ma forse, anche in vista della stagione invernale, sarebbe il caso di mettere in sicurezza almeno la viabilità alternativa, quella ex statale Istonia ribattezzata, non a caso, “mulattiera”. Senza manutenzione, il fondo stradale è ammalorato, con la criticità maggiore che si registra proprio a ridosso del confine, dove c’è il vecchio ponte sul Sente, il progenitore di quello più grande e più noto: un movimento franoso ha fatto abbassare la sede stradale creando un salto di quasi un metro.
«C’è una somma di circa otto milioni di euro già “individuata”, ma necessitano altri sette milioni circa per realizzare il progetto redatto dall’Anas rispetto al quale la Provincia non ci ha saputo dare tempi certi». Pompeo Petrella, già medico ospedaliero al “Caracciolo” di Agnone, oggi presidente del comitato bi-regionale “Articolo 32 Abruzzo e Molise”, svela alcuni aspetti, nemmeno troppo inediti a dire il vero, dell’incontro in Provincia a Isernia, nei giorni scorsi, in merito alla sfiancante querelle del viadotto Sente. A quella riunione, praticamente inutile, ha preso parte anche l’assessore regionale ai lavori pubblici Marone, nella duplice veste di amministratore molisano e consulente giuridico del Ministro Salvini, cioè colui che materialmente dovrà tirare fuori la somma necessaria per la messa in sicurezza del viadotto tra Castiglione Messer Marino, in Abruzzo, e Belmonte del Sannio, in Alto Molise.
Un “tesoretto”, se ne era parlato anche in campagna elettorale, pare già ci sia, stanziato e riporto in un cassetto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti; ma serve una cifra doppia rispetto a quella, perché, appunto, come sottolinea Petrella, mancano all’appello ben sette milioni di euro, quelli che servono per arrivare ai quindici milioni di euro ipotizzati come necessari per mettere in sicurezza tutto il ponte “Longo”, da un capo all’altro. E se Petrella si limita a prendere atto delle comunicazioni della Provincia e dell’assessore Marone, è Giorgio Iacapraro, primo firmatario della petizione per la riapertura del viadotto Sente, ad alzare la voce e a polemizzare contro una macchina burocratica che sta letteralmente vessando due territori e due comunità contigue e solidali.
«Davvero dal 31 maggio scorsi Anas, Ministero e Provincia di Isernia non sono riusciti a predisporre la convenzione?» chiede protestando Iacapraro, già comandante della Polizia municipale di Agnone e combattivo portavoce del comitato civico che ha depositato in Prefettura oltre settecento firme per chiedere la riapertura al traffico della imponente e importante struttura viaria. La data indicata da Iacapraro è quella del comizio del vice premier Salvini sul viadotto. Il ministro annunciò una sorta di sprint, uno sblocco dell’iter impantanato relativo al viadotto Sente. Chiaramente passate le elezioni regionali del Molise ed eletti i “suoi” uomini, il Ministro non ha dato seguito a quanto promesso. La convenzione a tre non c’è ancora, non è stata né scritta, né tantomeno firmata.
«Evidentemente non è ritenuta una priorità. – continua Iacapraro sferzante – Alla data di convocazione del Comitato art. 32, i politici avrebbero dovuto presentare un cronoprogramma di massima. Hanno avuto tempo sufficiente per predisporlo. Dopo tutto, il viadotto è chiuso da oltre cinque anni e la strada alternativa, la cosiddetta mulattiera, non è considerata ai fini della manutenzione ordinaria e straordinaria, né dalla Provincia di Isernia né da quella di Chieti. Spesso percorro quella arteria, – continua Iacapraro – la cui sede stradale non è lineare, piena di dossi e principi di frane. In due punti vi sono buche profonde, specie una, oltre un dosso, pericolosissima, con un dislivello da far paura. Inoltre, manca in gran parte la segnaletica stradale orizzontale, specie di margine e rifrangente, che sarebbe utile per garantire la percorrenza invernale in sicurezza. In molti punti in curva, con dirupi a valle, mancano i guardrail. Speriamo che l’inverno sia clemente, altrimenti rischieremo la vita, tra neve e nebbia».