Nicola Iavicoli, già primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale ‘San Francesco Caracciolo’ e un curriculum monumentale alle spalle, rilancia una proposta già espressa in passato. “Sono pronto a tornare nelle sale operatorie dell’ospedale di Agnone per fornire gratis la mia professionalità. Non voglio un solo centesimo in cambio per le mie prestazioni”.
All’indomani del provvedimento Asrem sulla demedicalizzazione il 118, il camice bianco, originario di Castiglione Messer Marino, in provincia di Chieti, mette sul tavolo la sua esperienza al servizio dell’intero territorio. “Sono pronto – ci ha detto – il mio vuole essere un monito all’Azienda sanitaria regionale che continua a tagliare servizi in alto Molise dicendo di non trovare medici a disposizione. Non voglio nulla in cambio – ha ribadito a chiare lettere -, se lo faccio è solo ed esclusivamente per il bene che voglio a questa terra”.
In passato Iavicoli, alla vigilia del pensionamento, si disse disponibile a continuare il suo lavoro in sala operatoria gratis. Ma il suo appello andò a vuoto senza che nessuno dalla Regione o dall’Asrem ritenne la proposta spendibile.
Sotto la gestione di Iavicoli la struttura sanitaria di confine ha vissuto il maggior periodo di splendore. Non è un segreto infatti che all’epoca il Caracciolo produceva mobilità attiva soprattutto grazie al reparto di Chirurgia dove erano presenti altri validi medici. Tra tutti i chirurghi Petrella, Falasca, Cerimele e l’anestesista Paolantonio. Dopodiché il chirurgo abruzzese fu messo in pensione e di lì a poco arrivò la definitiva chiusura del reparto (governo Frattura) capace di attirare utenza dall’ Abruzzo, dall’alto Casertano e dal basso Lazio. Oggi, Iavicoli ha ancora la forza e l’entusiasmo per rimettersi in gioco. In realtà non ha mai smesso di operare viste le sue prestazioni offerte in una clinica privata di Cassino (Fr).
A questo punto e vista la carenza di medici, sarebbe opportuno che l’Asrem prendesse in seria considerazione l’idea. Inutile dire che si tratta di un assist da prendere al volo soprattutto in una realtà come quella di Agnone dove i medici, per tutta una serie di ragioni, non vogliono andare. In molti incrociano le dita.