Can. 418 – §1. Dal momento che ha ricevuto notizia certa del trasferimento il Vescovo, entro due mesi, deve raggiungere la diocesi alla quale è destinato e prenderne possesso canonico; dal giorno della presa di possesso canonico della nuova diocesi, la diocesi di provenienza diviene vacante.
Questo prevede il Diritto canonico in merito al trasferimento dei vescovi. Monsignor Claudio Palumbo, attuale vescovo di Trivento, è stato nominato vescovo della diocesi di Termoli-Larino e dunque, entro due mesi, dovrà prenderne possesso, lasciando vacante la sede triventina.
Can. 418 §2. Dal momento che ha ricevuto notizia certa del trasferimento fino alla presa di possesso canonico della nuova diocesi, nella diocesi di provenienza il Vescovo trasferito: 1) ha la potestà di Amministratore diocesano ed è tenuto agli agli obblighi relativi, mentre cessa ogni potestà del Vicario generale e del Vicario episcopale; 2) percepisce l’intera rimunerazione propria dell’ufficio.
Secondo il Diritto canonico, dunque, monsignor Palumbo per il momento resta amministratore diocesano della curia di Trivento, ma dal giorno della presa di possesso canonico della nuova diocesi di Termoli, la diocesi di provenienza diviene vacante.
Cosa accadrà dopo? La Santa Sede nominerà un nuovo vescovo per la piccola diocesi di Trivento a cavallo tra Abruzzo e Molise, divenuta emblema della lotta allo spopolamento su scala nazionale? La sensazione diffusa, riscontrata anche tra alcuni esponenti del clero diocesano, è che la sede resterà vacante e magari la piccola, ma antichissima diocesi triventina sarà inglobata dall’arcidiocesi metropolitana di Campobasso. Oppure smembrata tra quella campobassana, quella pentra e l’altra arcidiocesi, quella di Chieti, che accoglierebbe le parrocchie dei paesi del Chietino appunto.
Papa Francesco, è noto, ha avviato da tempo una operazione di riduzione delle diocesi sul territorio, che implica appunto smembramenti e accorpamenti. Anche se, nel corso dell’ultima assemblea della Conferenza episcopale alla quale ha preso parte anche in Pontefice, è emersa una volontà dell’episcopato italiano di interrompere questa procedura, in ragione delle «diverse identità culturali di ogni territorio e il rischio di un ingrandimento tale da creare difficoltà nella prossimità dei pastori».
Insomma, i vescovi sono contrari alla riduzione delle diocesi sul territorio, ovviamente, anche perché con il taglio delle sedi diminuiscono intuibilmente anche i vescovi e le relative indennità, con tutto il seguito di privilegi, poteri e prestigio sociale. E forse proprio questa presa di posizione della Cei potrebbe salvare la piccola diocesi triventina.
Tra l’altro, l’attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, è il cardinale Matteo Maria Zuppi che conosce bene la realtà della diocesi di Trivento, grazie ai continui contatti con la Caritas diocesana e l’amicizia personale con il direttore don Alberto Conti. Al netto di amicizie, contatti e pressioni che potranno arrivare sulla Santa sede, l’ultima parola spetta al Pontefice regnante. Solo Papa Francesco potrà decidere se la sede di San Casto, primo vescovo ed evangelizzatore della Chiesa Triventina, le cui origini affondano addirittura nella prima metà del secolo IV, avrà o no un successore.
Bernardo Gui