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  • Spopolamento, Litterio: «Alto Molise e Vastese ideali per attrarre nuovi residenti neorurali»

    Da settimane, ormai, non si parla d’altro, sulla stampa nazionale, che della “famiglia del bosco” di Palmoli, nel confinante Alto Vastese. Al di là della spettacolarizzazione della vicenda, a trarre un riscontro interessante da quanto accaduto e sta ancora accadendo, è Domenicangelo Litterio, coordinatore e portavoce del Movimento per la difesa delle aree interne.

    Il dirigente scolastico in pensione intravede una possibile “utilità”, derivante proprio da quella vicenda, per i piccoli centri montani dell’Alto Molise e del Vastese alle prese con il fenomeno dello spopolamento. «E’ fuori discussione il fatto che stia emergendo una nuova sensibilità rispetto al modello di vita generalmente adottato. – spiega Litterio – Registriamo una ricerca diffusa di ambienti dove l’uomo si realizzi meglio, con maggiore libertà e coerenza rispetto all’ambiente. A questa domanda bisogna dare risposte, bisogna prepararsi a dare risposte. Non saremo più di fronte a casi isolati da classificare subito come estemporanei o anormali. Il fenomeno è segno di stanchezza rispetto al nostro vivere di ogni giorno con ritmi definiti e stanche attese. Noi delle zone interne abbiamo oggi la possibilità di offrire alla domanda di vita più libera a contatto con la natura, risposte concrete. Il nostro territorio ha, tra l’altro in questo settore, abbondanza di “materie prime” oggi tanto richieste: paesaggio, ambiente, spazi per la libera espressione delle proprie preferenze di attività, silenzi attivi nei quali ritrovi capacità di concentrazione e riflessione, orizzonti particolarmente utili per il bisogno interiore di vivere la felicità della propria individualità».

    I famosi “vuoti” da considerare pieni, l’abbandono e il rewilding come straordinarie opportunità di attrazione per stili di vita chiamati neo-rurali. Questo suggerisce Litterio, che poi spiega nel dettaglio: «La mia proposta è questa: cogliere l’opportunità e predisporre percorsi, spazi, strutture e servizi in grado di soddisfare questa nuova domanda, magari con accordi e progetti intercomunali».

    «Credo che le aree interne abbiano ora anche il compito di offrire all’utenza le opportunità di accoglienza, senza esporre nessuno alle iniziative individuali estemporanee e rischiose. – chiude il portavoce del Movimento per la difesa delle aree interne – Ma soprattutto documentare le nuove offerte e adottare forme di comunicazione diffuse ed efficaci. Portiamo le aree interne al centro dei nuovi bisogni sociali».

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