CASTELGUIDONE – «La pizza è un piatto, uno strumento per presentare ed esportare le eccellenze enogastronomiche d’Abruzzo in tutto il mondo. Nei paese emergenti ci sono miliardi di potenziali consumatori che non hanno mai mangiato una pizza».
Si parla di marketing, di zafferano, tartufi e ventricina, di strategie di vendita, di farine biologiche, di lievitazione, ma anche di spiritualità, della Terra Santa, del pontificio seminario regionale “San Pio X” di Chieti, poi risuona l’acronimo inventato da Jim O’Neill, i cosiddetti Paesi Brics, cioè le economie emergenti del pianeta, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, quei famosi miliardi di persone che non hanno mai mangiato una pizza, per poi tornare a parlare di diaconato e accolitato, ma anche di silenzio e di natura. Il tutto mentre si gusta una prelibata pizza con baccalà o con zafferano e tartufo al fresco dei monti dell’Alto Vastese.
La chiacchierata che non ti aspetti, che spazia dalla religione alla macroeconomia, dall’enogastronomia alla geopolitica, è quella di una tipica serata d’estate, nel “Villaggio San Vito” realizzato a Castelguidone dalla Caritas diocesana di Trivento, o meglio da quel folle di don Alberto Conti. Un sacerdote che ama davvero pregare e lavorare, lavorare per il territorio dell’Alto Vastese, creando opportunità di lavoro. E la pizzeria solidale ne è la prova concreta. Mangi la pizza e pagando aiuti i bambini meno fortunati del mondo. Ha addirittura messo a coltura un orto, i cui prodotti, come le zucchine, finiscono in cucina e poi sulle pizze.
E l’interlocutore, che sa tenere la scena, non è un politico o un manager, anche se ha davvero le mani in pasta. E’ cuoco, uno chef, anzi un “pizzachef“. Un omone simpatico, che ti parla di marketing e paesi Brics in dialetto abruzzese. E’ di Castelfrentano, ma adesso vive nel Villaggio San Vito di Castelguidone. E nel breve periodo vuole deliziare il palato di residenti e turisti con la pizza e gli altri prodotti tipici dell’Abruzzo.
Il suo nome è Nicola Salvatore. Diplomato alla scuola alberghiera di Villa Santa Maria, una vita nella ristorazione, direttore di sala di importanti ristoranti, poi la svolta, la decisione di mettersi in proprio: togliere la cravatta per indossare il grembiule. Diventa pizzaiolo. E dalle prime pizze sfornate ora dirige una scuola che sforna decine di pizzachef all’anno. Una professione che all’estero ti permette di guadagnare più di un chirurgo usando semplicemente acqua e farina e pochi altri ingredienti.
Dopo una deliziosa pizza alla salsiccia e zafferano, con una abbondante grattata di tartufo dell’Alto Vastese, l’intervista viene da sé.
La domanda è d’obbligo: Che ci fa uno chef come te nel Villaggio San Vito a Castelguidone, buttato qui nell’Alto Vastese?
«La colpa è di don Alberto e di mio figlio Angelo, che sta in seminario e il prossimo 14 settembre diventa diacono e l’anno prossimo, se Dio vuole, sarà ordinato sacerdote».
Ah, ecco, galeotto fu il pontificio seminario regionale “San Pio X” di Chieti.
«Ogni tanto vado in seminario a trovare mio figlio e faccio la pizza per i seminaristi di Abruzzo e Molise. L’economo mi disse che don Alberto cercava un pizzaiolo per il suo villaggio a Castelguidone. Una telefonata, un incontro, poche parole… un progetto che ho ritenuto subito abbastanza folle e adesso sono qui. Mi godo il silenzio di questi posti fantastici e faccio quello che mi piace fare, fare pizze».
Un figlio in seminario non è una cosa molto usuale. Soprattutto se il papà è un genio del marketing e delle pizze. L’arte di tata non è mezza imparata nel caso vostro.
«Anche mio figlio angelo è diplomato presso la scuola alberghiera di Villa Santa Maria, è uno chef nutrizionista. Appena diplomato si è preso un anno di riflessione, dopo il quale ha comunicato a me e a sua madre la volontà di farsi prete».
Come avete preso la notizia?
«Avevamo già capito qualcosa, per via dei suoi numerosi viaggi in Terra Santa. Poi un giorno, tornato a casa, era il dicembre del 2008, mia moglie mi ha consegnato una lettera scritta da nostro figlio. Cinque pagine fitte di sentimenti con le quali ci ha comunicato la sua volontà. All’epoca avevo due avviatissime pizzerie a Lanciano, come la storica “Stella d’Abruzzo”, e avevo appena aperto un altro locale a Pescara, proprio per lui, per Angelo. Un bel giro di affari… ma la vita è sua e sceglie lui cosa fare».
E così ha lasciato tutti i suoi averi, o meglio quelli del padre, per seguire il Signore. Classica storia evangelica che oggi però, nella società attuale, desta quasi scandalo.
«Sì, è entrato in seminario nel settembre del 2009. Ha fatto il discernimento, gli studi e il prossimo 14 settembre diventerà diacono. L’anno prossimo sarà ordinato sacerdote».
Due pizzerie avviatissime, poi decine di punti pizza attivi in mezzo Abruzzo e ora anche una scuola di formazione per insegnare a fare la pizza. Una domanda: perché insegni ad altri quello che sai fare così bene, non temi di crearti dei concorrenti?
«Insegno perché ciascuno di noi è quello che dona, quello che tramanda agli altri. E io non ho un qualcuno a cui donare la mia arte, la mia professione. E così ho deciso di investire sulla scuola di formazione. Tra l’altro insegnare soddisfa il mio bisogno continuo di rinnovamento».
Un’ultima domanda: perché hai scelto come tuo focus la pizza e non la cucina tradizionale?
«Perché la pizza ha già superato, come volume di affari, la cucina italiana, sia qui che nel mondo. E nei prossimi anni la forbice aumenterà esponenzialmente per via dell’introduzione della pizza nei mercati di quelle economie emergenti che oggi non la conoscono affatto. La globalizzazione porterà ovunque coca-cola e pizza e la pizza che facciamo noi italiani è insuperabile. Considero la pizza, inoltre, come un piatto da portata, sul quale offrire al mercato mondiale le nostre eccellenze enogastronomiche abruzzesi».
La pizzeria-ristorante solidale del “Villaggio San Vito” è aperta dal giovedì al lunedì.
Info e prenotazioni 380277655 oppure 3481888700
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