Natale in Italia non è davvero Natale senza torrone. Dolce simbolo delle festività, racchiude in sé storie millenarie, identità regionali e manualità artigianale che attraversano i secoli. In un articolo pubblicato su Linkiesta, la giornalista Camilla de Meis racconta come il torrone – pur avendo nel cuore Cremona la sua massima espressione – sia parte di un vero e proprio patrimonio gastronomico diffuso da Nord a Sud del Paese, nelle sue molte varianti e declinazioni.
A Cremona, la tradizione del torrone bianco è sacra: con mandorle, miele e albume d’uovo, dolce eppure semplice, è legata a un’antica leggenda che fa risalire la sua nascita alle nozze tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza nel 1441. La famiglia Sorelle Rivoltini, con il suo laboratorio artigianale a Vescovato, racconta questa eredità quotidianamente, lavorando l’impasto con lentezza e cura manuale, come facevano i nonni.

Ma spostandoci verso Sud, ci si imbatte in un’altra grande tradizione dolciaria: quella del torrone beneventano, noto già nell’Antica Roma come cupedia, dolce celebrato da Tito Livio e Marziale e protagonista dei mercati natalizi del Sannio.

E poi c’è Agnone: qui la tradizione assume una forma tutta sua, diversa da quella beneventana e da quella cremonese. Il torrone “del Papa”, così chiamato perché legato ai doni natalizi che venivano spediti a prelati e dignitari, è particolarmente piccolo e coperto di cioccolato aromatizzato, un segno di distinzione che racconta di sapori locali, influenze storiche e usanze che parlano di comunità e memoria. Sotto i Borboni, questa ricetta entrò così stabilmente nelle abitudini natalizie italiane da diventare un simbolo dolce del periodo più atteso dell’anno. Ad oggi questa prelibatezza viene confezionata dall’antica Dolciaria Carosella in attività dal lontano 1839.
Questa geografia del torrone – dal cuore artigianale lombardo alle varianti meridionali di Benevento e Agnone – dimostra come un’unica idea di dolce possa trasformarsi in tante identità locali, ciascuna con la sua storia, la sua forma e il suo gusto. E se oggi le produzioni industriali cercano di rispondere alla domanda crescente delle feste, la preferenza dei consumatori continua a virare verso il classico, quello che sa di casa e di tradizione.