«Il Ministero ci chiede: sarete capaci di attrarre nuovi abitanti? Sentiamo questa responsabilità, ma siamo fiduciosi di farcela e convinti, sia sulla tempistica che sull’efficacia» ha dichiarato il sindaco di Castel del Giudice, Lino Gentile, nel corso della terza edizione di “Biodiverso Culturale – Il lavoro culturale per la rigenerazione territoriale“, il workshop dedicato al ruolo della cultura come motore di trasformazione nelle aree interne dell’Appennino.

Per l’occasione è stata resa nota al pubblico la “Mappa di Comunità” di Castel del Giudice, strumento innovativo nato dalla collaborazione tra il Comune e l’Università del Molise. A illustrare il percorso che ha portato alla realizzazione della mappa sono state la professoressa Letizia Bindi e le ricercatrici Michela Buonvino, Antonella Mancini e Luciana Petrocelli dell’Università degli Studi del Molise.
Un lavoro che ha coinvolto non solo chi oggi vive a Castel del Giudice, ma anche la vasta comunità dei castellani all’estero, attraverso focus group che hanno fatto emergere «una nostalgia non restaurativa, ma capace di immaginare un futuro migliore per il paese», come ha spiegato Michela Buonvino. La raccolta dei dati è avvenuta attraverso una somministrazione partecipata di questionari, e con il materiale raccolto e messo a disposizione degli abitanti. Luciana Petrocelli ha sottolineato come il lavoro abbia riguardato sia la parte anagrafica che quella identitaria, concentrandosi «non solo su immagini sedimentate, ma anche sull’impegno che avrebbe coinvolto la comunità nel processo di rigenerazione sociale e culturale».

Il primo cittadino ha sottolineato come Castel del Giudice non possa contare su un singolo attrattore culturale, «e questo ci ha portato ad immaginare diverse azioni: sul sociale, il lavoro, le risorse sostenibili, la comunità energetica. Abbiamo già un piccolo hub digitale dove stiamo formando persone con la scommessa che in un piccolo comune si possa creare lavoro a distanza». Il sindaco ha poi affrontato il tema cruciale della sostenibilità, sulla necessità di provvedimenti che possano essere validi nel tempo. E si è poi concentrato sull’aspetto della “replicabilità”: «Il nostro progetto deve essere a disposizione degli altri, non per vanità, ma per spirito di servizio. Avendo fatto un approfondimento culturale, vogliamo cominciare a raccogliere belle esperienze, studiarle e fare in modo che possano essere scambiate, e fare anche un elenco di errori da non commettere. Fare un catalogo delle migliori esperienze e studiarle dal punto di vista amministrativo, culturale, economico, antropologico».
Con l’Università e il sistema di partner coinvolti, l’amministrazione ha pensato di costituire una Fondazione di partecipazione che possa ereditare l’Ufficio di Rigenerazione creato con una specifica governance all’interno della struttura comunale. «L’idea è di creare uno spin-off con la Fondazione che continua a svolgere attività e progettualità, nuove esperienze per Castel del Giudice e dare il contributo anche ad altri territori. Uno strumento per garantire la contaminazione con tutti coloro che continuano a condividere il nostro sforzo».
Angelo Belliggiano, che ha moderato la prima sessione del workshop intitolata “Azioni”, ha sottolineato come Castel del Giudice abbia dato dimostrazione sul tema dell’azione. «Non solo sostenibilità ambientale, ma istituzionale, la possibilità di stabilire in maniera anticipata le possibilità di azione dopo il progetto del PNRR. Questo è un elemento di forza che costituisce un modello citato anche a livello nazionale».
Antonella Mancini ha guidato i presenti attraverso la struttura della mappa, concepita come strumento di ricerca interattivo da restituire alla comunità. Organizzata per aree tematiche, evidenzia gli elementi chiave del territorio attraverso un sistema cromatico. «La mappa è un archivio permanente, ma in continua evoluzione, si può aggiornare», ha spiegato, sottolineando come il progetto miri a «rafforzare il senso di appartenenza e incoraggiare il coinvolgimento della comunità».
Letizia Bindi ha annunciato l’intenzione di inserire la mappa sul sito del Comune per renderla partecipativa in formato digitale: «Continuare il lavoro della memoria, che è stata vivace, con suggestioni e ricordi anche dai castellani fuori. L’intreccio tra la memoria di chi ha risieduto e chi risiede e dei visitatori potrebbe essere interessante per capire quali luoghi sono più attrattivi».