AGNONE – E’ stato il locale cult per intere generazioni. Laddove sono sbocciati amori indissolubili e ci si baciava sulle note del mitico jukebox che, con cento lire, pompava i successi dell’estate. Un luogo di incontro, divertimento, antesignano di pub e discoteche dei nostri tempi e contestualmente un concentrato di romanticismo, amicizie ed esperienze uniche. Se all’epoca si fosse già parlato di movida, eccolo che sarebbe entrato di diritto nell’elenco di quei locali. Struttura immersa nel verde, architettonicamente simile alle baite dolomitiche, è stato il centro attrattivo per migliaia di ragazzi, molti dei quali residenti all’estero. Ha tenuto a battesimo i primi gruppi musicali locali come “I Falchi”, “I Serafici”, “I Pab”, gli “Enonga” e al contempo era frequentato da professionisti e intellettuali. Per chi si recava ad Agnone, era impossibile non passare per lo Chalet Belsito.
Nato dalla geniale idea di Tonino Di Toro e Attilio Di Cicco, fu inaugurato nel giugno del 1967 niente di meno che dal Sottosegretario all’Interno, tale Remo Gaspari da Gissi, due anni dopo destinato a diventare ministro dei Trasporti e dell’Aviazione civile. Con i Di Toro e Di Cicco, che realizzarono di tasca propria la struttura, lo Chalet Belsito ha vissuto un’epopea durata quasi un trentennio, precisamente fino al 1995, quando finì in mano al Comune di Agnone. Chiuso per quattro lunghissime stagioni, nel ’99, grazie a un bando e a lavori di ammodernamento messi in campo da un privato, tornò a far vivere estati indimenticabili a chi lo frequentava. Nel settembre del 2014, scaduto l’ultimo contratto di fitto, il locale, che si estende su 150 metri quadrati, dislocati su due piani, con un’area di pertinenza pari a circa 700 metri quadrati, più un parco avventura, ha chiuso i battenti, abbandonato a se stesso.
Dopo che il Comune, in maniera tardiva (il nuovo bando è stato pubblicato solo a gennaio 2015), ha provveduto a diramare un avviso pubblico per affittarlo, nelle stanze di salita Verdi è pervenuta una sola domanda. Ad aggiudicarsi la gara con un rialzo del 20,21%, la cooperativa ‘Arcobaleno’ di Rionero Sannitico, che al prezzo di 7mila 212 euro annui (601 euro al mese) avrebbe avuto garantita la gestione dello Chalet per sei anni. Avrebbe, perché al momento di stipulare il contratto di fitto, la cooperativa ha deciso di fare un passo indietro. Inoltre si apprende che la stessa cooperativa, tramite una lettera, ha richiesto un risarcimento al Comune. Così alla vigilia di agosto, il luogo dello svago per gli agnonesi, resterà, ancora una volta privo di musica, voci, risate e gente. A rendere il quadro più desolante, e questa è la nota che fa più male, la mancanza di iniziativa dei giovani del posto apatici al mondo del lavoro, salvo poi lamentarsi quotidianamente della realtà in cui vivono.
A questo punto l’Eco ha inteso sentire l’ultimo gestore ufficiale, che ha confermato come nella sola stagione estiva, la struttura può fruttare guadagni fino a 30mila euro netti. Si parla di soli tre mesi l’anno (giugno-luglio-agosto). Una testimonianza che riconduce ad una recente intervista rilasciata alla nostra testata dall’assessore comunale Daniele Saia, il quale alla domanda cosa ne pensa dello spirito imprenditoriale dei giovani di Agnone, ha replicato: “In quasi quattro anni di mandato, mai nessun giovane si è recato in Comune per proporre un progetto, un’iniziativa capace di creare occupazione”. La vicenda Chalet è solo l’ennesima riprova. (nelle foto lo Chalet oggi, la famiglia Di Toro e il giorno dell’inaugurazione con la presenza di Gaspari)
mdo