CAMPOBASSO – Arrestare l’emigrazione e i degrado socio economico, valorizzare i patrimonio storico e territoriale delle zone marginali del Paese: nasce con questo obiettivo il Centro di ricerca sulle aree interne e gli appennini inaugurato, oggi, a Campobasso, dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il presidente del Centro di ricerca, Marco Marchetti, ed il professore Gianfranco Viesti nella sua lectio inauguralis, hanno tracciato un quadro della situazione italiana. Il progetto dell’Università degli studi del Molise studierà il mutamento degli equilibri territoriali italiani che, negli ultimi 50 anni, ha visto diminuire la popolazione e l’economia nelle aree di collina e di montagna e crescere, invece, nelle zone costiere e nelle pianure. Dal 1971 la popolazione italiana è cresciuta del 10%, ma quelle dei comuni periferici si è ridotta dell’8%, fino a raggiungere il 10% nelle aree appenniniche.
Piemonte, Liguria, Friuli, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia le regioni che hanno conosciuto i fenomeni più intensi. Riduzione e invecchiamento della popolazione alla base del mancato ricambio generazionale, condizioni di vita difficili, collegamenti scarsi ed economia povera producono spopolamento e abbandono. E quando gli anziani superano di un terzo del totale si raggiunge il punto di non ritorno demografico, superato il quale le comunità sono destinate progressivamente a scomparire. La difficoltà delle aree interno non è più una questione locale, perché per dimensioni riguarda 13 milioni di persone, una massa che da sola sarebbe il nono Paese della Ue, più grande di Grecia, Portogallo e Repubblica Ceca. L’Italia, dunque, deve investire nel policentrismo, come Francia, Germania e Spagna, per evitare squilibri socio-economici irreversibili.
Il Paese sconta una abnorme pressione residenziale sulle coste: 540 edifici per chilometri quadrato, con valori più alti al sud ed in aumento grazie all’edificazione illegale. Il mondo universitario fornirà alla politica dati, ma anche proposte. Nel ridisegno delle politiche pubbliche per le aree interne, secondo i ricercatori, serve innovazione negli investimenti. Più che difendere l’esistente, la sfida è di progettare nuove strade e nuove modalità per assicurare pieni diritti di cittadinanza e condizioni favorevoli ala crescita delle attività di mercato. Per questo e’ fondamentale investire, per mettere a valore i patrimoni (umani, naturali ed economici), diversi da caso a caso, condivisi e partecipati dalle comunità locali.
Le aree interne, secondo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “rappresentano una problematica che investe l’intera comunità nazionale. Il capo dello Stato, prendendo la parola all’Università del Molise, in occasione dell’inaugurazione a Campobasso del centro di ricerca per le aree interne e gli appennini, ha sottolineato che l’iniziativa “è una buona notizia per il Paese considerato che le aree marginali coprono la parte maggiore dell’Italia e ne rappresentano l’ossatura territoriale”.
“Quello che avviene qui – ha rimarcato Mattarella – si riverbera e influenza la vita di tutto il Paese. Basti pensare ai costi nel breve e nel lungo periodo relativi al dissesto idrogeologico, ai costi dello spopolamento e del depauperamento del patrimonio edilizio. Sono questi problemi che interessano tutti. Da sottolineare – ha aggiunto il capo dello Stato – la ricchezza di diversi stili di vita. Non è pensabile l’omologazione ad un solo modello. Guai se ritenessimo valido solo quello dei centri urbani. Per questo – ha concluso Mattarella – dobbiamo conservare un elemento della nostra storia e della ricchezza passata e futura del Paese”. (Agi)